martedì 1 ottobre 2019
Ma negli ultimi vent’anni esperienze analoghe di vari governi sul funzionamento del sistema di tutela dei minori non hanno prodotto alcun risultato concreto sul fronte delle riforme legislative
Scarpette bianche deposte davanti al municipio di Bibbiano (Reggio Emilia) dopo le rivelazioni dell'inchiesta 'Angeli e demoni' relativa ad un presunto giro di affidi illeciti, 20 luglio 2019 (Ansa)

Scarpette bianche deposte davanti al municipio di Bibbiano (Reggio Emilia) dopo le rivelazioni dell'inchiesta 'Angeli e demoni' relativa ad un presunto giro di affidi illeciti, 20 luglio 2019 (Ansa)

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«Quella su Bibbiano sarà un’inchiesta molto importante per capire cosa non funziona e va corretto affinché la tutela dei minori sia massima e per evitare i rischi dei deprecabili abusi avvenuti a Bibbiano. Naturalmente non c’è nessuna volontà di sovrapporre il nostro lavoro a quello della magistratura. Questo provvedimento è doveroso per cancellare ogni spiraglio normativo che ha consentito uno scandalo che non deve più ripetersi». Così Francesca Businarolo, deputata M5S e residente della Commissione Giustizia della Camera ha annunciato la calendarizzazione della proposta di legge che istituisce la Commissione d’inchiesta sui fat- ti di Bibbiano da parte dell’ufficio di presidenza della Commissione Giustizia.

L’intento è sicuramente positivo, ma è lecito domandarsi se davvero fosse necessario avviare una nuova Commissione d’inchiesta parlamentare per mettere a fuoco gli aspetti che non funzionano nel nostro sistema di protezione dei minori fuori famiglia. Anche perché di Commissioni d’inchiesta sul tema, solo negli ultimi vent’anni, ne sono state avviate praticamente in ogni legislatura con risultati tutt’altro che incoraggianti sul fronte delle modifiche legislative.

Dopo l’approvazione della legge 184 del 1983 – quella di fatto regola ancora oggi il sistema delle adozioni e degli affidi – l’unica riforma, comunque parziale, risale al 2001, con la legge 149 che interviene sulla disciplina degli affidi e ribadisce il diritto del minore a crescere nella propria famiglia.

Ma i risultati sono di fatto deludenti. E così due anni dopo, siamo nel 2003, (premier Berlusconi) si decide di riorganizzare il settore sulla base di una 'Indagine conoscitiva su adozioni e affidamento'. Come ricostruisce nel dettaglio il dossier pubblicato sul mensile Vita di settembre, la Commissione pensa tra l’altro di introdurre l’adozione aperta per i casi di 'semiabbandono permanente'. Un’idea che, come tante altre, rimane nel cassetto.

Nel 2005 (premier Berlusconi) nuova 'Indagine conoscitiva sull’infanzia in stato di abbandono'. Anche questa volta non emergono novità straordinarie. Di una 'Indagine conoscitiva in materia e di adozione, affidamento familiare e sostegno a distanza' si torna a parlare nel 2007 (premier Prodi) e poi nel 2012 (premier Monti).

Il record delle 'Indagini' sul tema minori spetta al governo Renzi. Se ne decidono due (2015 e 2016) in pochi mesi. Nella prima si ribadisce l’assenza di un sistema informativo nazionale e si sottolinea la necessità di verifiche più attente per quanto riguarda gli allontanamenti decisi in base all’articolo 403 del codice civile (quello che permette agli assistenti sociali un allontanamento coatto in pochi minuti con l’intervento delle forze dell’ordine). Nella seconda si torna a parlare di 'affidi sine die' e ci si interroga sull’opportunità di estendere l’adozione legittimante anche 'ad altri modelli familiari'. Anche in questo caso però non cambia nulla.

L’ultima 'Indagine', quella annunciata dal primo governo Conte il 28 maggio scorso, avrebbe dovuto mettere a fuoco l’operato delle cosiddette 'case famiglia'. Ed è finita come sappiamo. Se i risultati si misurano sulla base delle norme approvate, bisogna concludere che gli sforzi di due decenni hanno prodotto ancora meno del topolino partorito dalla classica montagna. Dal 2001 ad oggi la legislazione in tema di minori, adozioni e affido non è cambiata di una virgola.




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