martedì 7 novembre 2017
Ha lasciato il reparto di rianimazione, dopo un mese di degenza. La piccola non era stata sottoposta ad alcuna vaccinazione
È salva la bimba col tetano. Ma quanto costa non vaccinare?
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Ce l’ha fatta, la bimba di 7 anni di Torino che lo scorso ottobre era stata ricoverata d’urgenza all’ospedale Regina Margherita con un’infezione da tetano. Ieri la piccola, per cui è stata sciolta la prognosi dopo un mese trascorso in Rianimazione, è stata trasferita in un reparto di degenza. Sorridente, vivace, impaziente di tornare a casa.

«Sta meglio, continua a migliorare» ripetono i medici, a cui va il merito d’aver sospettato l’impensabile quel sabato pomeriggio d’ottobre, quando la bimba è arrivata al Pronto soccorso travolta da spasmi e convulsioni. «Casi di questa malattia li hanno visti accidentalmente solo quelli che hanno fatto servizio volontario in Africa» ricorda Giorgio Ivani, primario del reparto di Rianimazione. Il tetano era una scommessa, ma la scommessa ha salvato una vita.

I genitori: «Abbiamo deciso di non vaccinarla»

Resta però tutto lo sconforto per una vicenda che – anche la Procura lo accerterà presto, dato che sul caso è stato aperto un fascicolo – poteva e doveva non verificarsi affatto. Già nelle prime ore dopo il ricovero, infatti, risultò evidente che la bambina non solo non era mai stata vaccinata contro il tetano, ma non risultava essere stata sottoposta ad alcuna profilassi nella sua vita. Proprio come il suo fratellino più piccolo, di appena 10 mesi. Un dato sconcertante, presto confermato dal Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Città di Torino che aveva convocato la famiglia per il 25 ottobre, tramite una lettera, perché risultava inadempiente al decreto Lorenzin.

Pensare che, controlli previsti dal neonato decreto a parte, quella contro il tetano è sempre stata una vaccinazione obbligatoria nel nostro Paese. Senza effetti collaterali, senza vere o presunte correlazioni con malattie particolari, senza alcun interesse persino per gli antivaccinisti. «Non siamo No vax», dichiararono d’altronde i genitori mentra la piccola lottava tra la vita e la morte. «Io e mia moglie – spiegò il padre in un’intervista – crediamo che sul tema dei vaccini ci sia tanta disinformazione e che ognuno difenda le proprie posizioni senza però dare risposte chiare ai cittadini. Noi abbiamo deciso di non vaccinare nostra figlia sette anni fa. Ci siamo informati sugli effetti collaterali e abbiamo fatto le scelte che ritenevamo migliori e giuste». Per loro, evidentemente.

Le altre piccole vittime

Il copione s’è ripetuto decine d’altre volte, quest’anno, in Italia. Protagonisti, loro malgrado, sempre i bambini. Non vaccinato per scelta dei genitori era quello di 10 anni infettato sempre dal tetano, a giugno, durante una vacanza in Sardegna. In quel caso mamma e papà rifiutarono persino la profilassi preventiva proposta dai medici in ospedale. Non vaccinata, per disinformazione dei genitori, la piccola di 9 anni morta di morbillo ad aprile a Roma: era affetta da una malattia genetica, loro pensavano che vaccinarla fosse pericoloso, e invece la profilassi le avrebbe salvato la vita. Non vaccinati, per semplice disattenzione dei genitori, i fratellini del piccolo di 6 anni morto a Monza di morbillo: lui soffriva di leucemia, il vaccino non doveva essergli somministrato, ma proprio per le sue condizioni di salute precarie occorreva che non lo prendesse.

Per fortuna – la notizia è stata divulgata lunedì dall’Oms – in Italia e nel mondo si sceglie più spesso il contrario. Tanto che dal 2000 al 2016 il vaccino contro il morbillo è riuscito a far calare dell’84 per cento le morti per questa malattia, passando da 550.100 a 89.780. Il numero di vittime resta ancora altissimo: muoiono di morbillo 245 persone al giorno. Che potrebbero invece essere salvate, come la bimba di Torino. Che ora


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