giovedì 9 maggio 2019
Lo annuncia il ministro dell'Interno. Previsti controlli ferrei. Ma la titolare della Salute frena: «Divieti solo per i minori e donne incinte»
È guerra alla cannabis. Salvini: chiusi i primi tre negozi
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«Ringrazio le forze dell'ordine e la magistratura perché è in corso la chiusura di tre cannabis shop a Macerata, Porto Recanati e Civitanova Marche». Lo ha detto il ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini durante un comizio a Pesaro. «Da oggi comincia una guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città - ha aggiunto -. Gli spacciatori non li voglio, la droga fa male. Meglio un uovo sbattuto». «Complimenti al questore e alla magistratura, lo Stato dimostra di non essere complice di chi vende prodotti che fanno il male dei nostri figli. Sono sicuro che il "modello Macerata" può essere replicato con successo in tutta Italia, oggi stesso manderò una direttiva con questa indicazione», ha sottolineato Salvini. «Con questa operazione, la provincia marchigiana non ha più attività di questo tipo», si sottolinea dal ministero. Intanto è stato annullato a Torino il Festival Internazionale della Canapa, in programma dal 17 al 19 maggio al Pala Alpitour.

Il giro di vite
Controlli capillari nei
cannabis shop, con l’intento di «chiuderli tutti». È il vicepremier e ministro dell’Interno leghista Matteo Salvini ad annunciare il giro di vite: «Per quanto mi riguarda vanno sigillati perché sono un incentivo all’uso e allo spaccio di stupefacenti», afferma Salvini, dopo aver incontrato al Viminale, insieme al ministro leghista per la Famiglia e per le disabilità Lorenzo Fontana, una ventina di associazioni e comunità terapeutiche impegnate sul fronte delle di- pendenze. «Da domani stesso darò indicazione a tutti i responsabili della pubblica sicurezza delle forze dell’ordine – annuncia il titolare del Viminale – di andare a controllare uno per uno» con «l’obiettivo di chiuderli tutti i presunti negozi turistici di cannabis». Ce ne sono «più di mille al di fuori di ogni regola», insiste il ministro, annunciando un «identico approccio per tutte le iniziative di feste delle cannabis in giro per l’Italia». L’ultimo «scempio è avvenuto nella mia Milano – argomenta –. So che ci sono iniziative in programma a Pisa e a Torino. Chiederò che siano vietate tutte: lo Stato spacciatore non è lo Stato di cui faccio il ministro».

Su un altro fronte, quello della sicurezza a Napoli, invece Salvini annuncia una misura «spazza clan»: 800 assunzioni straordinarie (con 25 milioni di euro spalmati in due anni) per notificare le sentenze ai condannati in via definitiva (12mila solo nel Napoletano) ancora liberi per lentezze burocratiche. «Solo parole», commenta il sindaco partenopeo Luigi de Magistris. Sul piano politico, la sortita salviniana sulla cannabis appare funzionale (sommata al pressing su altre misure) a risollevare la testa in campagna elettorale, in una giornata in cui la Lega ha dovuto abbozzare di fronte alla revoca del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione. Ma rischia di aprire l’ennesimo fronte di dissidio, visto che fra i 5s c’è chi è favorevole alla legalizzazione e chi, come il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, non è contrario a ragionarne. Salvini ne è consapevole: «Su altro non litigo con gli amici della maggioranza, su questo sì. Quei negozi li chiudiamo, li vietiamo uno per uno. Non vogliamo punire i consumatori, mi interessa la galera certa per gli spacciatori in flagranza di reato.

La droga è un’emergenza nazionale devastante. Ora usiamo le maniere forti». Dal canto suo, M5s prova a circoscrivere l’incursione leghista, con la ministra della Salute Giulia Grillo che puntualizza: «Non bisogna dare informazioni sbagliate: nei canapa shop non si vende droga... In Italia non c’è una liberalizzazione delle droghe, né pesanti, né leggere». Ci sono negozi, osserva Grillo, «che vendono prodotti di canapa con concentrazioni di Thc che non hanno effetti stupefacenti, come è emerso da controlli dei carabinieri del Nas». In ogni caso, se si valuteranno nuove azioni, «andranno nella direzione di restrizioni di vendita alle categorie vulnerabili, cioè minori e donne incinte, secondo il principio di precauzione».

Se poi, conclude Grillo, «il ministro dell’Interno è in possesso di informazioni che io non ho, allora bisognerà fare altri tipi di considerazioni». Pronta la controreplica del titolare del Viminale, affidata a una nota e a un’intervista su La7: «Sulla tutela della salute dei nostri figli e sulla lotta ai venditori di morte non negoziamo» e «sulla lotta alla droga sì, il governo può cadere». Toni da campagna elettorale? Si vedrà nei prossimi giorni.

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