sabato 21 gennaio 2017
Nella fattoria distrutta di Monte San Martino: «E ora chi salverà le mie pecore?»
Foto di Ennio Brilli

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Le pecore belano spaventate fra i cumuli bianchi. L’ovile è collassato nottetempo per il peso della neve e le lamiere del tetto sono piombate giù. Ora gli animali se ne stanno tutti raggruppati e intirizziti nel cortile dell’azienda agricola. L’altra metà del gregge, quello nelle stalla che si è salvata, ha le mammelle gonfie, ma l’elettricità è saltata da tre giorni, la mungitrice meccanica non va e non resta che estrarre il latte a mano, per liberarle e non farle soffrire. Tutti lavorano concentrati, cercano di non perdere la calma fra il silenzio ovattato delle colline. Però la situazione è estremamente complicata, preoccupante. Si capisce che non sarà facile risollevarsi da guai così grossi. L’azienda agricola Marchese Marino, a Monte San Martino, nel maceratese, pieno entroterra marchigiano, è una delle tante fattorie messe in ginocchio dall’emergenza neve di questi giorni dopo essere già stata duramente colpita dallo sciame sismico iniziato ad agosto e che non accenna a smettere.


La casa colonica è inagibile dopo la magnitudo 6.5 di ottobre. Ora è disabitata e gli allevatori vivono nei container poco più in là, sul bordo dell’aia, gelidi, coperti dalla neve per la bufera di questi giorni. Il peggio però, dopo le scosse, sembrava passato. Sembrava che la vita avesse ritrovato un suo equilibrio, grazie alla solidarietà arrivata da amici e società civile: le raccolte di fondi, i container portati in dono dai ragazzi del Mercato Bio Mezza Campagna di Senigallia. A Natale la ong marchigiana Cvm ha coinvolto l’azienda nella propria campagna, vendendo i formaggi Marchese proprio per finanziare progetti in aiuto ai terremotati delle Marche.


Ed ecco, però, che con la neve e le nuove scosse tutto di nuovo precipita. Nevica per tre giorni, l’ovile crolla, i danni sono difficili da quantificare. Torna anche il sisma. «Mercoledì mi sono svegliato ed è stato uno choc. Una delle due stalle era crollata. Per fortuna sono arrivati i pompieri e siamo riusciti a salvare le pecore, non tutte. Mentre ero sotto le lamiere ad estrarle o- gni cosa ha iniziato a tremare per gli squassi del terremoto», racconta il titolare, Marino Marchese, arrivato da Bolzano in questo lembo delle Marche una trentina di anni fa con la moglie Paola Carraro. Col sogno di dare vita a un caseificio bio che oggi offre anche percorsi di reinserimento lavorativo agli ospiti della vicina comunità di San Cristoforo. «Di che abbiamo bisogno? Urgentemente di puntelli per tenere il tetto della stalla rimasta in piedi», spiega Marino preoccupato.


L’area è isolata, si raggiunge a piedi o su jeep 4x4 con catene. Da tre giorni è saltata la corrente per scaldare i container e azionare le macchine di mungitura. Durante la mattinata arriva una squadra di otto uomini dei Vigili del Fuoco di Pesaro. Hanno il compito di soccorrere la vasta zona fra San Ginesio, Caldarola e Sarnano. Ma non hanno mezzi adatti ad affrontare l’emergenza e prestano aiuto praticamente a mani nude. Tutti si mettono al lavoro per fabbricare i puntelli che reggeranno gli architravi dell’ovile, con quel che trovano, perché è inverosimile sperare nell’arrivo di materiali dal Comune. «L’emergenza va avanti da agosto. I giorni appena dopo le prime scosse sono passati a trovarci vari rappresentanti delle istituzioni. Ma poi non si è visto più nessuno. Il sindaco di Monte San Martino ci ha consigliato di muoverci privatamente, perché i tempi burocratici per le casette sarebbero stati lunghi», spiega Marino Marchese.


Ma il tempo è poco, si va di corsa, c’è da liberare il tetto della stalla dalla neve, che si è depositata a quintali. «Ora bisognerà ricostruire tutto – riflette, preoccupato ma calmo, mentre munge le pecore ad una ad una coi suoi quattro collaboratori rumeni ed ungheresi – il lavoro è infinito. Noi non siamo più allenati a mungere così tante pecore. Ci vorranno ore e presto ci verrà l’acido lattico alle braccia. Ma dividendo le pecore a piccoli gruppi ce la faremo».

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