giovedì 28 aprile 2016
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Filca-Cisl: una persona con più di 60 anni non può più lavorare nell’edilizia ROMA Nel settore dell’edilizia in questi primi mesi dell’anno le denunce per infortuni mortali sono aumentate del 10%, «ma quello che ci preoccupa di più è la costante crescita di vittime con più di 60 anni. Persone a rischio che continuano ad andare nei cantieri per poter arrivare alla pensione». È l’allarme che lancia Franco Turri, segretario generale della Filca-Cisl. «Il ministro Poletti ha recentemente detto che una persona non dovrebbe più andare in un cantiere a 60 anni. Nel mondo delle fiabe sarebbe bellissimo. Ma per questi lavoratori l’età pensionabile è troppo lontana. Proprio per il tipo di lavoro, legato alla stagionalità e alla durata dei cantieri, hanno buchi contributivi e quindi possono puntare solo alla pensione di vecchiaia. Il che vuol dire continuare a salire sulle impalcature con un fisico non più adatto. Per loro il lavoro è più duro, più pesante e col caldo e il freddo diventa tutto più complicato e accadono gli in- cidenti». Insomma «lavoro a tutti i costi, quando hanno la fortuna di averlo... Anche perché a più di 60 anni quando un cantiere finisce è difficile essere riassunti. Ovviamente si preferiscono i giovani. E allora i sessantenni magari accettano un rischio maggiore...». Il sindacato degli edili della Cisl ha da tempo fatto delle proposte. «Bisognerebbe trovare il modo per agevolare l’uscita verso un lavoro più leggero, magari con agevolazioni per le imprese, e permettere così di raggiungere l’età pensionistica in sicurezza». Oppure «prevedere la pensione anticipata a 62 anni senza penalizzazioni». O ancora che «gli anni di contributi per certe lavorazioni del settore edile valgano di più, come già avviene per altre categoria ». Ma anche «quella che abbiamo chiamato la 'navetta pensionistica', forme di sostegno al reddito per arrivare alla pensione con fondi pubblici, della contrattazione figurativa, degli enti bilaterali». Provvedimenti che diventano necessari di fronte ai segnali di ripresa degli incidenti. «La crisi economica ha intaccato i sistemi di sicurezza. L’uso spropositato dei voucher, le partite Iva, portano in cantiere persone non preparate e non tutelate. Il contratto nazionale degli edili prevede almeno 16 ore di formazione sulla sicurezza, con le altre forme nulla. E i lavoratori ne pagano le conseguenze». Proposte? «Di fronte a ditte sempre più piccole e meno preparate noi proponiamo una sorta di 'patente per imprese' perché oggi è troppo facile aprire un cantiere, anche grazie al sistema dei subappalti a cascata. E il cantiere diventa una zona franca, un territorio senza regole ». Tutto questo, ovviamente, riguarda il lavoro regolare. «Ma poi c’è il lavoro nero che sfugge. E i numeri degli incidenti restano celati. Se per un lavoro si chiede meno qualcosa dietro c’è: o evasione sulla sicurezza, o evasione sui contributi, o pagando meno i lavoratori. Spesso tutti e tre. Anzi si inventano sempre nuovi trucchi. È come il doping: appena scopri una sostanza ne tirano fuori un’altra. Così anche per il lavoro nero». Un fenomeno che come gli incidenti «riguarda di più il centro-sud, anche se ufficialmente i numeri sono più alti sono al nord. Ma perché lì si denuncia, mentre poi quando andiamo a vedere le invalidità i dati cambiano». Ma c’è un ultimo grave capitolo che la Filca denuncia. «Le ispezioni nei cantieri sono in diminuzione, mentre ce ne vorrebbero di più. Ma anche maggiore solerzia negli interventi dopo le segnalazioni. Spesso si arriva tardi quando ormai il cantiere è chiuso e la lavorazione terminata. Per questo è molto importante puntare sulla qualificazione sia delle imprese che dei lavoratori». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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