Un reparto di terapia intensiva - Fotogramma
Fino a pochi giorni fa era “il fortino d’Italia”, con nessun caso di contagio tra i circa 90mila abitanti dei suoi 53 Comuni, ma adesso anche la provincia di Isernia è piombata nell’incubo coronavirus, con le cittadine di Venafro e Pozzilli, dichiarate “zona rossa” dal presidente della Regione Molise, Donato Toma. Ma il sindaco del capoluogo, Giacomo d’Apollonio, ribadisce che, fino a ieri, «nessun episodio di infezione da coronavirus è stato accertato nel territorio del Comune di Isernia» che rimane quindi, ancora, un baluardo contro il contagio.
Le due nuove “zone rosse”, entrambe al confine con Lazio e Campania e con una popolazione complessiva di 30mila abitanti, sono tra le realtà più dinamiche del Molise e a Pozzilli ha sede anche la Neuromed (Istituto neurologico mediterraneo), una struttura sanitaria d’eccellenza, con pazienti che arrivano da tutto il Centro-Sud, convenzionata con il servizio sanitario e con una altissima specializzazione per patologie riguardanti neurochirurgia, neurologia e neuroriablitazione. E proprio qui si è verificato il decesso di un ottantatreenne e altri 9 casi, 7 dei quali nel reparto riabilitazione, tanto da far parlare di un vero e proprio focolaio di infezione, così come si legge nella relazione trasmessa dall’Azienda sanitaria del Molise: «La numerosità dei pazienti Covid-19 positivi di Neuromed può configurare l’esistenza di un cluster epidemiologico con potenziale coinvolgimento anche del personale di assistenza», con l’ulteriore precisazione che la gran parte degli operatori sanitari del Neuromed «venuti a contatto con i pazienti risultati positivi al Covid-19 risiede nei territori di Pozzilli e Venafro».
Un aspetto quest’ultimo sottolineato anche dalla sindaca di Pozzilli, Stefania Passarelli: «Il personale sanitario e socio sanitario impegnato nell’assistenza della struttura Neuromed, iscritto nell’elenco trasmesso alla Regione, è obbligato ad avvisare i familiari conviventi di osservare il periodo di quarantena. Se i familiari del personale socio sanitario non osservano la quarantena saranno denunciati all’autorità competente».
Le persone messe sotto osservazione da Neuromed sono 85, mentre altre 3 persone provenienti da fuori regione si trovano in isolamento. Dalla struttura fanno sapere che «sin da metà febbraio Neuromed ha adottato, a tutela dei pazienti e del personale, stringenti e progressive misure di prevenzione che sono risultate coerenti e anche talvolta precedenti a quelle imposte dai decreti del governo nazionale e delle ordinanze del governo regionale». Inoltre, «le visite ai pazienti ricoverati sono state precluse già dallo scorso 12 marzo».
Ma la situazione di Pozzilli è particolare anche per la presenza dello stabilimento Unilever che invece, nonostante la “zona rossa”, non è stato chiuso: qui infatti i 150 dipendenti lavorano a prodotti ritenuti indispensabili in questo momento (come il Lysoform), tanto più che lo stabilimento gemello di Casalpusterlengo, in Lombardia, si è invece già fermato.
Ma a preoccupare è ora l’aumento dei casi che si registra ora un po’ in tutto il Molise, con Montenero di Bisaccia (il paese di Antonio Di Pietro) e Riccia dichiarate “zona rossa” già giovedì scorso, sempre su provvedimento del presidente della Regione, Toma. Sempre ieri, si sono registrati i primi 3 guariti in Molise, tutti in provincia di Campobasso, mentre il bilancio complessivo, nella regione finora è di 7 morti e 65 positivi. È slittata la riapertura dell’ospedale di Termoli.