venerdì 8 ottobre 2010
Indagati il direttore Sallusti e il suo vice Porro per «concorso in violenza privata» attraverso la raccolta di dossier. Indaga la procura di Napoli, su presunte minacce al presidente di Confindustria, critico col governo. Feltri: «Ci gioviamo di questa iniziativa per farci un po' di pubblicità».
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Nella guerra sporca dei dossier, ora è il Giornale di Vittorio Feltri a finire sotto accusa. È toccato alla magistratura muoversi contro i vertici del quotidiano milanese, con le accuse di concorso in violenza privata per il direttore responsabile della testata Alessandro Sallusti e per il vicedirettore Nicola Porro. Vittima delle presunte minacce, secondo la Procura di Napoli, è stata questa volta Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, nei confronti della quale sarebbe stato messo in cantiere un vero e proprio dossieraggio, dopo le critiche rivolte dalla leader degli imprenditori al governo. L’azione dei giudici ha scatenato l’immediata reazione dei diretti interessati che, nel corso di una conferenza stampa ieri a Milano nella sede del giornale, hanno fornito la loro ricostruzione della vicenda, ribattendo colpo su colpo alle accuse.Le frasi che fanno discutereLe perquisizioni arrivano all’alba, quando i carabinieri si presentano a casa dei due giornalisti e in redazione per una serie di perquisizioni disposte dalla procura di Napoli. Anche in questo caso la firma sui decreti di perquisizione è di quelle destinate a far discutere, visto che oltre al pm Vincenzo Piscitelli, c’è anche Henry John Woodcock, già noto alle cronache per altre clamorose inchieste. Il visto è del procuratore Giovandomenico Lepore. «Ho percepito un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona» ha sostenuto Marcegaglia davanti ai giudici, interrogata il 5 ottobre scorso in qualità di persona informata dei fatti. L’indagine sarebbe scaturita da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei. Ma è il tenore delle conversazioni e di alcuni messaggi a svelare un retroterra tutt’altro che edificante. È il 16 settembre quando Porro invia un sms a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa di Marcegaglia: «Ciao Rinaldo, domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia». Nella successiva telefonata intercorsa tra i due, il giornalista afferma «...adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il c... alla Marcegaglia come pochi al mondo!», aggiungendo che non si trattava di uno scherzo. La riprova? «Stiamo spostando i segugi da Montecarlo a Mantova», dal dossier arcinoto sulla casa del cognato di Fini al possibile dossier (in arrivo) sulla famiglia Marcegaglia. Niente più che una battuta, secondo i vertici del Giornale, mentre per viale dell’Astronomia è il segnale di fango in arrivo.A corollario della vicenda, vi è poi una telefonata registrata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset, con la richiesta di un intervento di Confalonieri (che sarebbe poi effettivamente arrivato). Successivamente, lo stesso Porro avrebbe chiarito ad Arpisella la necessità di «trovare un accordo, perchè se no non si finisce più qui...».Parola all’accusa. E alla difesaTutto questo, secondo la Procura di Napoli, è sufficiente per configurare il reato di violenza privata. Secondo i pubblici ministeri, il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti «per coartare la volontà altrui». La controffensiva del Giornale non si fa attendere. Sallusti dà subito mandato ai suoi legali di querelare per diffamazione il procuratore Lepore per le sue dichiarazioni a un sito Internet, sulla natura recente dei contatti intercorsi tra il quotidiano e Confindustria. A nulla serve la successiva precisazione.«Non ho mai fatto o ricevuto alcuna telefonata, messaggio o e-mail sull’argomento» ha replicato Sallusti, che ha stigmatizzato «la violenza psicologica» subita nelle perquisizioni. Nella successiva conferenza stampa Feltri, da qualche settimana direttore editoriale del Giornale, sceglie di minimizzare la portata dell’inchiesta, parlando di «uno scherzo fatto da Porro». E la chiamata di Confalonieri? Gli ho detto che «il Giornale non voleva fare nulla contro Marcegaglia». Poi, a scanso di equivoci: «Non me ne fregava niente di intervistarla». Allineato e coperto anche Porro, secondo cui tutto va letto nel «normale rapporto dialettico tra un giornalista e l’ufficio stampa. Mi dispiace per ciò che è accaduto. Mi dispiace per la mia famiglia, per i miei figli, per il Giornale, ma anche per me».
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