sabato 19 giugno 2021
Per chi, dopo avere ricevuto la prima iniezione con Az, volesse completare il ciclo con lo stesso prodotto dovrà compilare uno specifico modulo di consenso informato
Fiale dei vaccini anti Covid-19, da sinistra, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Pfizer e Moderna, esposte in un punto vaccinale

Fiale dei vaccini anti Covid-19, da sinistra, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Pfizer e Moderna, esposte in un punto vaccinale - Ansa

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Per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca sono arrivate le regole per completare il ciclo vaccinale con lo stesso vaccino, se lo desiderano, che comprendono la compilazione di uno specifico modulo di consenso informato.

Pur restando consigliata dal Comitato tecnico-scientifico (Cts) l’opzione di un mix vaccinale, con una circolare della Direzione generale della Prevenzione sanitaria, il ministero della Salute ha stabilito che il singolo cittadino può scegliere di completare il ciclo vaccinale con lo stesso prodotto ricevuto nella prima dose. Sono state diffuse anche le modalità di utilizzo del vaccino Johnson & Johnson che, essendo un vaccino a vettore virale, ma monodose, può essere impiegato anche «per popolazioni non stanziali e/o caratterizzate da elevata mobilità lavorativa e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione – come scrive il ministero – hard to reach, cioè difficili da raggiungere, vale a dire anche persone senzatetto e migranti. In tali circostanze, conclude il ministero, viste le criticità della logistica e delle tempistiche di somministrazione dei vaccini con due dosi, «il rapporto beneficio/rischio» del vaccino Johnson & Johnson negli under 60 «potrebbe risultare favorevole».

Intanto si avvicina al 30 per cento la quota di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale nel nostro Paese: anche ieri la quantità di vaccinazioni ha superato quota 600mila inoculazioni e sfiorano i 50 milioni le dosi distribuite dalla struttura commissariale.

Venerdì sera era stato lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, a rassicurare sul fatto che il mix di vaccini per gli under 60 (prima dose AstraZeneca, seconda dose un vaccino a mRna, cioè Pfizer o Moderna) era non solo sicuro, ma anche raccomandabile in chi ha sviluppato pochi anticorpi dopo la prima dose. Ieri il ministero della Salute ha diffuso il parere del Cts che ricapitola le scelte terapeutiche adottate in virtù delle mutate condizioni epidemiologiche, che fanno valutare diversamente il rapporto rischio-beneficio dei vaccini.

Infatti per un principio di massima cautela teso a prevenire l’insorgenza di fenomeni trombotici, in soggetti che figurano a basso rischio di sviluppare il Covid-19 in forma grave, il Cts «conferma la raccomandazione all’utilizzo di un vaccino a mRna nei soggetti di età inferiore ai 60 anni». E questo anche se i casi di tromboembolia dopo la seconda dose di AstraZeneca sono molto rari, e mai sono stati registrati in Italia (secondo quanto riferito da Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, Aifa). Il Cts ricorda peraltro che una sola dose di AstraZeneca conferisce una protezione solo parziale, condizione pericolosa in contesti caratterizzati dall’elevata circolazione della variante Delta.

Il Cts conclude che «debba essere garantita l’autonomia nelle scelte che riguardano la salute dell’individuo» se un cittadino di 18-59 anni rifiuta di ricevere un vaccino a mRna dopo la prima dose di AstraZeneca, a condizione di aver ricevuto accurata informazione sui rischi trombotici da parte del medico vaccinatore o degli operatori del Centro vaccinale. Plaude al coinvolgimento del medico il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), Filippo Anelli: «Solo il medico, cui per legge è affidato l’atto della prescrizione, è il professionista che ha le competenze per decidere quale vaccino sia più adatto nel singolo caso. Le indicazioni dell’Aifa consentono di effettuare la seconda dose con Astrazeneca. Il medico deciderà di volta in volta, secondo il parere del Cts e del ministero, in ragione dello stato di salute del cittadino, acquisendo il suo consenso dopo ampia e completa informazione».

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