Partiti e alleanze, dopo tanti giri serve chiarezza
mercoledì 10 agosto 2022

La campagna elettorale si sta avvitando attorno ai balletti sulle alleanze (e sulla conseguente distribuzione dei collegi uninominali), al centro e a sinistra; alla competizione interna, invece, nel centrodestra: chi fa il premier se si vince, io abbasso le tasse più di te, regalo più soldi pubblici, caccio via più immigrati...

Si rischia un po’ l’effetto Palio di Siena, quando i cavalli proprio non riescono a stare ordinati tra i canapi e la corsa non comincia mai, così che anche il più appassionato tra gli spettatori finisce per spazientirsi. A meno che non sia un contradaiolo, s’intende. Certo, anche la politica ha i suoi elettori-contradaioli, quelli che votano in un certo modo a prescindere da qualsiasi ragionamento. Ma negli ultimi 30 anni, è stato dimostrato, sono sempre di meno: il voto è per lo più potenzialmente mobile e contendibile, c’è chi decide quale simbolo barrare il giorno prima delle elezioni. Servirebbe quindi la maggior chiarezza possibile.

Prendiamo come esempio i protagonisti del momento, Matteo Renzi e Carlo Calenda: guidano forze politiche i cui programmi potrebbero tranquillamente essere confusi, tanto sono simili, così come analoga è l’ispirazione liberaldemocratica. Già si capiva poco, perciò, perché non avessero stretto un’alleanza subito dopo lo scioglimento delle Camere. Ancor meno si capisce adesso, dopo la rinuncia del leader di Azione all’accordo con il Pd. L’offerta politica potrebbe attrarre un certo tipo di elettori, che tuttavia sulla carta sono anche poco ideologici e desiderosi di pragmatismo e anche di qualche generosità: certi supplementi di calcoli tattici e/o di personalismo finiranno probabilmente per allontanarli. Dopo tanti giri sull’ottovolante, è arrivato il momento della ruota panoramica. Per avere finalmente una prospettiva d’insieme, poter valutare e quindi scegliere.

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