domenica 12 giugno 2016
​Domenica il profugo nigeriano che ha commosso la Federatletica in gara nel Canyon di Gravina.
 Dopo il barcone Ahmed corre per la libertà
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Correre sullo sterrato a perdifiato alla ricerca di un sogno perduto, lontano dalla propria terra d’origine.  Ahmed Tunij, nigeriano di 22 anni, è uno dei tanti migranti approdati in Italia dopo aver attraversato il mare dalla costa libica. Da ragazzo sperava di diventare un protagonista dell’atletica. Poi la vita fatta di sacrifici e difficoltà lo ha portato dall’altra parte del mondo. Adesso ha ritrovato la voglia di rimettere in moto le sue leve prodigiose. Domenica, per la prima volta da quando è in Italia, ha affrontato  una gara ufficiale, il Trail delle 5 Querce, un percorso di 28 chilometri nel Canyon di Gravina in Puglia. La Fidal ha preso a cuore la sua storia iscrivendolo alla competizione. «Provo una grande gioia perché sin da piccolo ho sempre avuto la passione per la corsa – dice con il suo inconfondibile accento –. È un’occasione importante per mettermi alla prova e vedere cosa riesco a fare. Mi sto allenando con una certa intensità. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato e sostenuto in questi mesi».  Ahmed, nato 22 anni fa ad Ajah, un piccolo centro nel sud ovest della Nigeria a pochi chilometri dal Benin, oltre un anno fa ha dovuto lasciare la sua casa e la famiglia per emigrare in Libia dove ha lavorato sei mesi come tecnico informatico. Ben presto, però, è stato costretto a fuggire per non finire arruolato in bande armate o essere vittima delle continue violenze inflitte dai ribelli e miliziani dell’Isis. «Non avevo altra scelta che scappare dalla Libia – racconta –. Così ho trovato posto su una di quelle imbarcazioni di fortuna insieme a qualche connazionale e ad altri africani, tra cui donne e bambini. Un lungo viaggio disperato, pieno di insidie e rischi, durato ben 23 giorni. A volte la paura di non farcela prendeva il sopravvento. Ma il coraggio e la speranza di raggiungere la meta mi davano conforto. Fin da piccolo ho imparato a nuotare, e il mare non mi ha mai spaventato. Però, in quel viaggio ho conosciuto un mare diverso. L’unica cosa che potessi fare era affidarmi a Dio».  Approdato in Sicilia a fine agosto dello scorso anno è stato poi trasferito in Puglia, presso il Centro di accoglienza straordinaria di Poggiorsini, piccolo comune della Murgia barese al confine con la Basilicata. Qui, ogni mattina presto prima delle lezioni gli educatori lo hanno visto correre. E da quel momento è cominciata la sua nuova avventura di atleta. L’ultimo allenamento è stato una corsa campestre di 32 chilometri. La comunità di Poggiorsini ha spontaneamente 'adottato' il suo piccolo campione con tanto affetto e solidarietà garantendogli anche l’equipaggiamento necessario per disputare l’impegnativa gara di domenica prossima dove, tra gli oltre mille partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia, ci saranno anche campioni di fama internazionale come Giorgio Calcaterra, attuale detentore del titolo mondiale nella 100 chilometri di ultramaratona, e Giacomo Leone, consigliere nazionale del Coni e consigliere federale della Fidal, nonché l’ultimo italiano ad aver conseguito la vittoria vent’anni fa alla Maratona di New York. Un test probante attende l’intrepido Ahmed Tunij che si ispira all’atleta etiope Gabriel Silasi. Ma mai come questa volta per il giovane nigeriano l’importante sarà partecipare. Perché correre tra sentieri e boschi, con tutta la forza possibile, significherà riconquistare il vero senso della libertà.
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