lunedì 24 settembre 2018
Gli effetti della Legge sulle quote rose: una presenza femminile sotto il 20% è ininfluente, ma sopra il 30% crescono i parametri di redditività. Se ci fosse parità assoluta, i risultati salirebbero
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La presenza delle donne nei Consigli di amministrazione aumenta la redditività delle aziende ma bisogna crederci davvero: lo specchietto delle allodole di una o due donne non basta: serve una ragionevole massa critica per avere risultati positivi: almeno il 17-20% di "quota rosa" in ogni board. Una donna ogni cinque componenti, al di sotto del terzo previsto dalla legge sulle quote rosa nei Cda delle società quotate, laGolfo-Mosca del 2011, una normativa che a dispetto delle tante critiche incassate, è stata realizzata, visto che la presenza femminile passata dalle 182 del 2010 alle 760 del 2017.

Ma non è ancora l'ideale dal punto di vista del business: secondo uno studio della Consob svolto su tutte le società italiane in Piazza Affari, il Return on equity (la redditività del capitale) cresce di 17 punti percentuali se dal 30% di donne nei Cda si arrivasse al 40%. E se da questa soglia si salisse alla metà di quote rosa, l'aumento sarebbe del 36%.

La stessa cosa avviene per altri parametri di redditività, come il Return on assets (Roa, utilizzato soprattutto dai potenziali investitori per decidere se entrare o meno su un titolo) che aumenterebbe del 5% con una crescita dal 30 al 40% di donne nei Cda e del 10% se si passasse dal 40% alla metà dei componenti.

Di fatto, secondo l'ufficio studi della Consob, per avere effetti positivi le donne dovrebbero essere almeno due per Consiglio di amministrazione, mentre sotto la soglia del 20% la presenza di quote rosa nei Cda riduce statisticamente di qualche frazione la redditività. Questione diversa quella che poi questa massa di professioniste abbia responsabilità maggiori: al momento infatti le consigliere delegate (cioè amministratori delegati) sono in tutto 17 a fronte di 240 società quotate sul mercato principale Mta, che diventano 350 comprendendo anche il comparto Aim destinato alle piccole e medie imprese.

Il quaderno Gender diversity e performance delle società quotate in Italia, che analizza nel dettaglio la legge 120, conferma come la norma "abbia avuto un effetto positivo e significativo sulla percentuale di donne nei Cda, aumentata in media del 17% subito dopo l'entrata in vigore della legge e di 11 punti percentuali successivamente".

L'ingresso delle nuove amministratrici ha anche contribuito a modificare altre caratteristiche dei Cda, riducendo l'età media mentre aumenta la diversità anche per background professionale e il livello medio di istruzione. E ovviamente sono molte le donne nterlockers, cioè presenti in più board, in quanto non è sempre facile individuare profili professionali giusti al femminile.

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