mercoledì 23 novembre 2022
Il bilancio di tre anni di Codice rosso mette in luce l’aumento dei reati di violazione di allontanamento, del “revenge porn” e degli stupri. Femminicidi in calo. Meloni: «Tutelare le vittime»
Donne, la lista infinita delle violenze. Cosa raccontano i dati
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Abusi, stupri, omicidi. Quello che sta accadendo alle donne dall’Ucraina all’Iran punta i riflettori di questo 25 novembre, Giornata internazionale per la lotta alla violenza di genere, lontano da casa nostra. Eppure, anche in casa nostra, la stessa violenza continua a mietere vittime. Fossero soltanto quelle dei femminicidi: 92 dal primo gennaio a oggi, la metà dei quali compiuti da mariti, compagni, fidanzati, ex. Troppi, anche se in diminuzione rispetto all’anno scorso. Solo la punta dell’iceberg, comunque: sotto, nell’abisso del silenzio e della paura, le donne che subiscono violenze sono un esercito impressionante di fantasmi. Ventimila ogni anno quelle che alla fine trovano il coraggio di denunciarle, di rivolgersi a un centro antiviolenza, di chiedere aiuto. Almeno tre o quattro volte tante quelle che rinunciano a farlo (e la stima è senz’altro in difetto, se è vero che la percentuale di chi subisce senza reagire si aggira attorno all’80%).

Cosa tocchi subire, a ognuna di queste donne maltrattate, è la cruda fotografia fornita dai dati diffusi in queste ore dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della Pubblica sicurezza, a partire da un bilancio sul Codice rosso entrato in vigore nell'agosto del 2019. Il più alto numero di violazioni negli ultimi tre anni, tanto per fare un esempio, si è registrato sui provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla “persona offesa”: per capirsi, oltre 6mila volte un uomo autore di violenza, e diffidato dalle autorità, ha aspettato la donna che diceva di amare fuori di casa, davanti al lavoro, in alcuni casi si è intrufolato nell’androne di casa, si è arrampicato sul balcone. Una persecuzione nella maggior parte dei casi spia di delitti ben più efferati: minacce, aggressioni, spesso omicidi. Viene in mente il volto di Alessandra Matteuzzi, a cui in queste ore Bologna ha dedicato una panchina rossa, uccisa a martellate proprio davanti a casa. Oppure quello di Chiara Ugolini, soffocata senza pietà sul lago di Garda dal vicino di casa entrato dalla finestra.

Ancora, il revenge porn: 3.496 delitti in tre anni, nel 72% dei casi proprio ai danni di donne. Tradite nella loro intimità, messe alla gogna pubblica delle chat e del web, ricattate per fotografie e video il cui destinatario doveva – ingenuamente – essere soltanto il partner. Qui il caso di Tiziana Cantone, da cui il reato stesso ha preso corpo, è ancora tristemente attuale: i video diffusi contro la sua volontà e che la portarono alla morte tornano ancora a circolare, e ancora, nonostante le autorità li cancellino dalla Rete. E poi le violenze sessuali in allarmante aumento (4.416, in aumento del 9% quest’anno), i matrimoni forzati (48 gli episodi registrati in 3 anni, col 65% delle donne coinvolte straniere), gli sfregi e le deturpazioni (anche queste in aumento de 12%). «È un quadro preoccupante – conferma Giorgia Meloni, alle celebrazioni di una ricorrenza che per la prima volta vive da premier, e da premier donna –. È necessario combattere le nuove forme di oppressione e dominio sulle donne che nel nostro tempo si stanno sempre di più affermando. Siamo qui per superare le ingiustizie e lottare contro tutte le forme di violenza». A cominciare proprio dalle denunce, per Meloni centrali: «Dobbiamo far toccare con mano alle donne che non sono sole, che la società le sostiene, che crede alle loro denunce, che è in grado di fornire vero sostegno» ripete il premier, annunciando l’intenzione di rifinanziare centri e case rifugio, di migliorare pratiche e protocolli nei tribunali, di attuare la legge 53 del 2022 sulla raccolta di dati statistici, che ancora necessita di decreti attuativi.

A farle eco il nuovo titolare del Viminale, Matteo Piantedosi: «C'è – assicura – costante attenzione ad un fenomeno gravissimo che deve suscitare sinergie tra i livelli istituzionali per rafforzare prevenzione e contrasto». La grande sfida «è quella di proteggere le vittime, che vanno aiutate nel difficile percorso della denuncia, evitando la vittimizzazione secondaria». Lo strumento dell’ammonimento per esempio, in crescita del 50% da gennaio, è uno strumento che funziona come deterrente. Così come sta scaldando i motori la formazione degli agenti che, insiste il capo della Polizia Lamberto Giannini, «devono essere sempre più accoglienti e preparati, facendo capire alle vittime che non c'è nulla da vergognarsi». Ma se il nodo della formazione, a tutti i livelli, è decisivo, a restare ancora scoperto è soprattutto quello della prevenzione. Campagne di sensibilizzazione a spot e incontri nelle scuole non bastano a scardinare una cultura che fa ancora delle donne la parte “debole” della società, discriminate, sottovalutate, sottorappresentate e sottopagate persino. Anche in questo 25 novembre.

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