giovedì 17 giugno 2010
«Serve grande cautela, la donazione deve essere una libera scelta, e bisogna domandarsi fino a che punto lo è quando si sta scontando una pena»: il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, conferma che la prima offerta di donazione di un rene in modo samaritano da parte di un carcerato è all'esame dell'organismo.
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«Affronteremo la nuova questione con calma alla luce anche della linea d'azione già individuata per gli altri donatori samaritani. In ogni caso per una situazione come questa serve grande cautela, la donazione deve essere una libera scelta, e bisogna domandarsi fino a che punto lo è quando si sta scontando una pena»: il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, conferma che la prima offerta di donazione di un rene in modo samaritano da parte di un carcerato è all'esame dell'organismo che non esclude di dover interpellare altri esperti del Comitato Nazionale di Bioetica sulla delicata questione.«L'offerta del donatore - ha spiegato Nanni Costa - dovrà essere valutata da un centro di donatori da vivente che deve fare due valutazioni fisiche e psichiche». Se non verrà scartato dai primi esami, una seconda commissione nazionale si occuperà di approfondire nuovamente il caso. Al momento, su una decina di persone che si sono offerte, solo una persona ha superato il primo livello di esami, ma nessuno fino a questo momento ha ottenuto il sì dalla seconda commissione, quindi nessun rene è ora disponibile da un donatore samaritano.«In ogni caso - ha aggiunto Nanni Costa - la macchina è pronta. Il caso delle carceri rappresenta un nuovo volto della questione e un problema bioetico». Per questo il Centro Nazionale Trapianti valuterà se inviare al Comitato Nazionale di Bioetica il caso. «Le questioni etiche - ha concluso Nanni Costa - possono essere anche uniche e non dipendere dalla numerosità delle persone coinvolte, come nel caso del detenuto. Al momento non c'è stata una corsa alle donazioni di questo tipo ma ora si pone una situazione che porta a un nuovo problema etico al quale dobbiamo dare una risposta. Quel rene è comunque una risorsa potenzialmente disponibile».  «La detenzione non dovrebbe essere considerata come un elemento a sfavore nell'accettare l'offerta di donazione samaritana». Ne è convinto il giurista Stefano Rodotà, professore emerito di diritto civile all'università La Sapienza di Roma, commentando la prima offerta di donazione samaritana da parte di un carcerato.«La donazione samaritana - spiega - è una manifestazione importante di solidarietà verso gli altri, che rientra perfettamente nel dovere di solidarietà espresso dall'articolo 2 della nostra Costituzione. Formalmente forse si può pensare che questa persona non si trovi in una situazione di completa libertà e qualcuno potrebbe pensare che lo faccia per secondi fini. Ma lo stesso si può pensare anche per gli altri donatori samaritani, che magari potrebbero farlo per procurarsi popolarità presso i giornali e l'opinione pubblica».Secondo Rodotà questa offerta «può invece essere la dimostrazione della volontà di questa persona - continua - di colmare la distanza che lo separa dalla società civile, sentendosene parte e dando il suo contributo».
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