giovedì 15 dicembre 2016
Tante le difficoltà, a cominciare da quelle economiche. Ma i contenuti e il pubblico non mancano. Necessaria la formazione multimediale per migliorare la comunicazione
Stampa cattolica

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Integrazione, svolta multimediale, miglioramento della qualità. Sono alcuni dei concetti su cui don Adriano Bianchi insiste parlando del futuro delle 191 testate diocesane, settimanali e quotidiani, che fanno capo alla Fisc, federazione che ha da poco compiuto 60 anni di vita. Direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Brescia e del settimanale La Voce del Popolo, don Bianchi, 49 anni, è stato eletto ieri presidente della Fisc per il triennio 2016-2019. Elezione avvenuta a Roma nel corso del Consiglio nazionale, riunitosi dopo l’Assemblea nazionale dello scorso novembre, e in cui è stato rinnovato l’intero esecutivo, con Chiara Genisio (Agenzia giornali diocesani, Piemonte) vicepresidente vicario; don Enzo Gabrieli (Parola di Vita, Cosenza-Bisignano) vicepresidente; Mauro Ungaro (Voce Isontina, Gorizia) segretario generale e Carlo Cammoranesi (L’Azione, Fabriano-Matelica) tesoriere.


Una delle prime sfide per tutti, spiega a caldo il sacerdote bresciano, è quello della formazione multimediale: «Rispetto a media nazionali, le nostre realtà hanno risorse e mezzi ridotti, per cui siamo ancora indietro su una strada, quella dell’uso oculato delle nuove tecnologie, che è diventata obbligatoria». Però se sulla “forma” si sconta un ritardo, sulla “sostanza” don Bianchi è più ottimista: «Non dobbiamo sottovalutare un nostro punto di forza, i contenuti: quelli della vita del territorio o della vita delle Chiese locali, che sono “nostri”, nel senso che se non parliamo noi di certe cose spesso non lo fa nessuno. I grandi media sui contenuti si scontrano con una competizione certamente maggiore. Ovviamente anche per noi il panorama è diversificato: ci sono giornali che sono i primi sul territorio, altri che stanno fianco a fianco con altri quotidiani locali, altri ancora che sono concentrati quasi esclusivamente sulla vita delle diocesi e delle parrocchie».


Sul tema «integrazione» fra media cattolici, don Bianchi ne sottolinea l’importanza per un aspetto molto pratico: «Oggi un vescovo non guarda più in modo distinto al settimanale o alla radio, ma fa un ragionamento complessivo, guarda all’insieme dei mezzi che ha disposizione. E anche da parte nostra, quindi, non può esserci una “difesa” del giornale, settimanale o quotidiano, slegato dal suo contesto, ma la sua esistenza deve trovare una motivazione inserita in un quadro di comunicazione integrata. Questo quadro può essere composto a livello diocesano, ma se non è possibile va fatto a livello interdiocesano o regionale».


Fa da sfondo a questo discorso il vero banco di prova – cruccio e preoccupazione per tutti – che è quello della sostenibilità economica. «La situazione è molto difficile – dice don Bianchi, che non prova a indorare la pillola – in generale: le radio diocesane in questo momento sono tra le più in difficoltà. Ma per i giornali non va molto meglio. E bisogna stare attenti a passaggi delicati: per alcuni il web può sembrare la soluzione – abbattimento dei costi di stampa, distribuzione ecc. – ma, a parte il fatto che il pubblico che il web intercetta non è quello dei lettori medi dei nostri giornali, sappiamo tutti che il web al momento non riesce a sostenersi. Senza abbonamenti, inserzioni pubblicitarie, non ci sono soldi per pagare giornalisti e per avere un prodotto di qualità, anche sul web. Insomma, chi perde la carta rischia di perdere domani anche il web».

La Fisc guarda perciò con speranza alla nuova legge sull’editoria, chiude don Bianchi: «La legge è buona, ora bisogna vedere i decreti attuativi. Ma credo che abbiamo tutte le carte in regola per ottenere un contributo per il lavoro facciamo, a servizio del Paese».

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