martedì 10 marzo 2020
Quando è previsto il picco dell'epidemia? Perché l’accelerazione degli ultimi giorni? La letalità del virus è più alta in Italia? Alcuni interrogativi su cui fare chiarezza
Diffusione e letalità del Coronavirus, ecco tre cose da sapere
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È nella notte tra il 20 e il 21 febbraio che viene accertato il primo caso di coronavirus italiano, all’ospedale di Codogno. In ventiquattr’ore, quando è ormai chiaro che ci si trova davanti a un focolaio in Lombardia, il governo decide che le zone coinvolte del Basso Lodigiano debbano essere isolate. L’epidemia, però, viaggia sottotraccia nel Paese probabilmente da settimane. Il contagio si allarga senza sosta, coinvolgendo tutto il Paese.

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Quando è previsto il picco dell'epidemia?

Gli esperti sostengono che è ancora impossibile definirlo con precisione. Una traccia utile può offrirla il lavoro fatto nel 2009 per la pandemia di H1N1. Il modello presupponeva, nel peggiore degli scenari, che ogni persona infetta potesse contagiarne due: in questo caso l’infezione sarebbe sbarcata in Italia dopo 37 giorni dal primo caso mondiale e, senza misure di contenimento, avrebbe raggiunto il picco dopo 90 giorni. «Se si guarda la situazione di Covid-19 in Lombardia, coi primi casi del 21 febbraio, e si considera che ogni persona con coronavirus ne infetta in media 2,6 – spiega Stefania Salmaso, nel 2009 a capo del Centro nazionale di Epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità – i tempi in questo caso si accorciano in modo proporzionale, collocando la verosimile data di ingressi del virus in Italia verso la fine del mese di gennaio. E quella del picco alla metà di aprile».

Perché l’accelerazione degli ultimi giorni?
L’aumento dei casi – ben oltre i mille al giorno ormai da oltre una settimana – va guardato dal punto di vista del periodo di incubazione: chi s’è ammalato ieri, può cioè aver contratto il virus fino a 14 giorni fa. Quando – era martedì 25 febbraio – le zone rosse del Basso Lodigiano e di Vo’ erano appena state istituite e l’allarme in Italia sembrava poter essere ancora contenuto. L’evoluzione del quadro epidemiologico ci ha invece dimostrato che il virus circolava sottotraccia nel Paese già da molte settimane. Sempre per la regola dei 14 giorni di incubazione, per altro, avremo bisogno almeno di altre due settimane anche per capire che effetto avranno le misure di contenimento messe in campo col decreto straordinario di sabato notte.

La letalità del virus è più alta in Italia?
Guardando ai numeri – 7.985 i casi di Covid-19 secondo il bollettino di lunedì 7 marzo, 463 i morti – il tasso di letalità del coronavirus in Italia è arrivato quasi al 6%. «In Cina nel pieno dell’epidemia avevano un tasso di letalità del 2-2,5%, ma se stratifichiamo per età i tassi di letalità in Italia vediamo che quelli italiani in realtò sono più bassi dei cinesi» ha spiegato Giovanni Rezza, il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore sanità. Dal momento che si vanno a tamponare solo le persone sintomatiche, infatti, si restringe il denominatore alle persone con sintomi o ospedalizzate, e «dunque il tasso di letalità della malattia sembra più alto di quello che è». L’altro dato tener presente è che la popolazione italiana è molto più anziana di quella cinese, quindi più esposta alle complicazioni del virus.

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