lunedì 27 febbraio 2017
L'annuncio di Cappato (Associazione Luca Coscioni) su Facebook. Monsignor Paglia: mettere fine a una vita è sempre una sconfitta. Le reazioni
Fabo prima dell'incidente (Ansa)

Fabo prima dell'incidente (Ansa)

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Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente d'auto tre anni fa, è morto stamattina in Svizzera dopo essersi sottoposto all'eutanasia attiva. "Fabo è morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo": scrive Marco Cappato, che lo ha accompagnato in Svizzera, sul suo profilo Facebook. Poi è lo stesso Cappato, dell'associazione Luca Coscioni, a fornire dei dettagli sugli ultimi istanti di vita di Fabo. "Ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato".


Le sue parole su Twitter: sono arrivato qui senza l'aiuto del mio Stato

"Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l'aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille". È il messaggio che dj Fabo, giunto in Svizzera per sottoporti al suicidio assistito, lancia in un video su twitter. "Grazie a te, Fabo", è la risposta di Marco Cappato sulla sua pagina twitter dove è pubblicato il video di dj Fabo.


L'ex dj è stato «aiutato a morire» nella clinica Dignitas di Forck, a una decina di chilometri da Zurigo, affiliata tra l'altro alle associazioni italiane Exit Italia, Libera Uscita e Associazione Luca Coscioni. Nella Confederazione elvetica organizzazioni quali Exit e Dignitas forniscono un'assistenza al suicidio nel quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale l'assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono "motivi egoistici".

Come era ampiamente previsto, invece, pochi istanti dopo la morte del giovane si è alzato il coro di chi chiede anche per l'Italia la possibilità del suicidio assistito e ne invoca una legge. Un dibattito che si incrocia con il testo sul fine vita che sta percorrendo in questi giorni l'aula parlamentare, che però non ha nulla a che vedere con l'eutanasia del consenziente, bensì tra le altre cose con i complessi temi della nutrizione e idratazione artificiali e con le Dichiarazioni anticipate di trattamento.

Monsignor Paglia: porre fine ad una vita è sempre una sconfitta

"Tutto questo mi rattrista molto. Deve rattristarci tutti, e anche interrogarci": così monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato, prima che arrivasse la notizia della morte di dj Fabo. "Ogni volta che si pone termine a una vita, o ci si propone di farlo, è sempre una sconfitta", ha dichiarato monsignor Paglia in un'intervista al Corriere della Sera, "una sconfitta amara: sia per chi dice 'non ce la faccio più" sia per una società che si rassegna all'impotenza".Per l'arcivescovo "la legge non può per sua natura"regolamentare "situazioni così drammatiche" e "il rischio è di creare 'la cultura dello scartò di cui parla il Papa".

Binetti (Udc): in Italia non avrebbe mai ottenuto l'eutanasia

Per la parlamentare dell'Udc Paola Binetti la vicenda di Fabo non aiuta il dibattito in Italia sul testamento biologico. Si tratta di due argomenti distinti tra i quali però vengono fatti pericolosi collegamenti dai giornali di tutto il mondo. "Nessuno intende aprire la porta a questa pratica che va contro il diritto alla vita e non risponde a criteri di solidarietà" ha detto stamane la parlamentare. Infatti anche se la legge sul testamento biologico fosse già stata approvata, Fabo non avrebbe in alcun modo potuto accedere all'eutanasia come è avvenuto in Svizzera».

Gigli (Movimento per la Vita): opera di sciacallaggio

"Ancora una volta l'associazione Luca Coscioni si dimostra un esperto imbattibile nell'opera di sciacallaggio. È sotto gli occhi di tutti il tentativo di sfruttare l'umana tragedia di dj Fabo per condizionare il dibattito parlamentare sul consenso informato e sulle Dat. L'uso strumentale del caso è ancor più evidente se si pensa che, a differenza di quanto avviene in Svizzera, la legge in discussione in Italia avrebbe consentito di lasciar morire dj Fabo di stenti, ossia per disidratazione e denutrizione, e non certo per suicidio assistito farmacologico" afferma il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico), presidente del Movimento per la Vita Italiano.

Scienza & Vita: compassione e silenzio, ma non si strumentalizzi

“Rispettoso silenzio”, ma no a “strumentalizzazioni ideologiche”. Questo l’atteggiamento di Alberto Gambino, giurista e presidente dell’associazione “Scienza & Vita”, di fronte alla morte in Svizzera di dj Fabio. “Compassione e rispetto assoluti per una vicenda dolorosissima”, ribadisce Gambino, ma anche un fermo no alla “strumentalizzazione ideologica del caso fatta dai radicali per tentare di accelerare l’approvazione del ddl sul fine vita pendente alla Camera”. L’attuale testo, non ancora approdato in Aula, “non prevede infatti – precisa il giurista – alcuna forma di eutanasia attiva: è totalmente falso e pretestuoso collegare le due vicende affermando che una rapida approvazione del provvedimento avrebbe consentito a dj Fabio di sottoporsi al suicidio assistito nel nostro Paese senza dover ‘emigrare’ all’estero. Questa possibilità nel ddl non esiste”.

Pur non aprendo in alcun modo al suicidio assistito, l’attuale testo presenta tuttavia diversi profili problematici, prosegue Gambino. Tra questi la possibilità di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali che, chiarisce, “non costituiscono atti terapeutici, bensì presidi vitali. Se una persona non può sostenersi autonomamente, la loro sospensione non è accettabile e si configura a tutti gli effetti come una forma di eutanasia passiva, anche se – ribadisce – non sarebbe stato questo il caso di dj Fabio”. Se il testo venisse approvato nella forma attuale, avverte ancora il giurista, “farebbe inoltre passare l’idea molto insidiosa che di fronte a una disabilità complessa si possa legittimare la richiesta e la pratica eutanasica. Verrebbe insomma trasposta in una legge la convinzione, inaccettabile, che il valore e la dignità della vita in queste condizioni vengano meno”.

Roccella: l'eutanasia non sia risposta al dolore

"Uniamo il nostro dolore a chi voleva bene a Dj Fabo. Aiutare a morire chi, per disperazione, malattia, o qualunque altro motivo, voglia porre fine alla propria vita, vuol dire costruire una società da cui fratellanza e solidarietà sono escluse". Lo afferma Eugenia Roccella, parlamentare di Idea. "L'angoscia e la solitudine - continua - sono sentimenti che non si possono eliminare dall'esistenza, ma solo affrontare, stringendosi nell'amore e nella solidarietà. Se la risposta al dolore umano diventa il suicidio assistito - conclude Roccella -, ogni forma di disperazione potrà essere risolta con l'eutanasia: la morte di un figlio è un dolore meno atroce della tetraplegia? La depressione profonda è meno grave della cecità?".

I medici: sconfitta per tutti

I medici "non possono favorire nessun atto che possa provocare la morte, come precisa il Codice deontologico. Sulla contrarietà all'eutanasia da parte dei camici bianchi non ci sono dubbi. Ma la morte di Dj Fabo è una sconfitta per tutti, perché vuol dire che non siamo riusciti a fare abbastanza per aiutare e dare sollievo a lui e ai suoi familiari". A parlare all'AdnKronos Salute è Maurizio Scassola, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo).

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