
Ansa
Negli ultimi dieci anni sono stati stanziati quasi 420 milioni per interventi contro il dissesto idrogeologico in Sardegna. Ma ne sono stati utilizzati poco più di 48, appena l’11,4%. Il resto è ancora bloccato. Compresi i fondi stanziati dopo la terribile alluvione del 2013, il ciclone 'Cleopatra', che provocò anche allora disastri a Bitti. Un’alluvione fotocopia di quella della scorsa settimana. Anzi la pioggia fu addirittura maggiore, 590 millimetri contro i 300 di questa volta.
Anche allora si individuarono le criticità nei corsi d’acqua tombati. I fondi per il paese barbaricino dovevano servire per risolverle ma soltanto il 3 settembre sul sito della Sogesid, la società di ingegneria del ministero dell’Ambiente, è stata pubblicata la gara europea di 2,8 milioni che ha per oggetto 'Interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel comune di Bitti'. Sul sito della Sogesid si legge: 'Il territorio di Bitti, attraversato dai torrenti Rio Giordano e Rio Cuccureddu, venne interessato nel novembre del 2013 da eventi alluvionali collegati al ciclone Cleopatra, che misero in luce la pericolosità idraulica della zona: in quell’occasione infatti fango e detriti vennero trascinati con forza nei canali tombati dei due corsi, travolgendo ed erodendo parte degli stessi e facendo defluire l’acqua anche in superficie lungo le strade, con rischi per le persone nonché danni alle abitazioni e alle cose'.
Esattamente quanto accaduto sabato. Il bando prevedeva 'la realizzazione di opere idrauliche di difesa e sistemazione per limitare i fenomeni erosivi negli alvei a monte, la realizzazione di nuove opere idrauliche per la gestione di portate eccedenti (quali vasche di laminazione, scolmatori..), l’adeguamento e razionalizzazione delle canalizzazioni del centro abitato'.
Un bando che arriva troppo tardi per salvare le tre vite travolte da 'fango e detriti', come nel 2013, quando si portarono via Giovanni Farre il cui corpo non è mai stato ritrovato. Gravissimi ritardi e non solo per Bitti. Torniamo ai dati della Sardegna. I fondi stanziati dal 2010 fanno riferimento a cinque programmi, tutti utilizzati con percentuali bassissime. L’accordo di programma 2010 aveva stanziato quasi 160 milioni, quelli erogati poco più di 42. I Patti per il Sud prevedevano più di 95 milioni, ma ne sono stati spesi solo 2,6. Ancora peggio il Fondo erogazione che è stato utilizzato per appena 237mila euro rispetto ai 12,3 milioni stanziati. Poco meglio il Piano stralcio 2019 che prevedeva quasi 30 milioni: spesi solo 1,2.
Ci sono, infine, i 123 milioni del Piano Aree Metropolitane, un progetto di 'Italiasicura', la struttura di missione della Presidenza del Consiglio, nata coi governi Renzi e Gentiloni e abrogata dal primo governo Conte. Un grave errore, come abbiamo scritto più volte, perché era riuscita a sbloccare e accelerare moltissime opere. Quei 123 milioni erano destinati a Olbia, devastata nel 2013. Ma neanche i sei morti di allora hanno fatto accelerare i tempi dei lavori. Così è stato speso solo l’1,5%, appena 1,8 milioni. E Olbia domenica se l’è vista brutta, quando la perturbazione dopo aver colpito la Barbagia si è diretta a nord. Per fortuna ha poi perso forza perchè sicuramente non avrebbe trovato le opere previste da anni e mai realizzate. Troppe resistenze, troppa burocrazia. Ma anche l’oggettiva impossibilità dei singoli Comuni, soprattutto quelli piccoli, ad affrontare interventi complessi. Oltretutto la difesa idrogeologica è un sistema che va oltre il territorio comunale e riguarda interi bacini. Toccherebbe alle Regioni, magari rimettendo in piedi la preziosa 'Italiasicura'.