martedì 1 dicembre 2020
Negli ultimi dieci anni sono stati stanziati quasi 420 milioni per interventi contro il dissesto idrogeologico in Sardegna. Ma ne sono stati utilizzati poco più di 48, appena l’11,4%
I fondi non utilizzati, il vero dissesto sardo

Ansa

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Negli ultimi dieci anni sono stati stanziati quasi 420 milioni per interventi contro il dissesto idrogeologico in Sardegna. Ma ne sono stati utilizzati poco più di 48, appena l’11,4%. Il resto è ancora bloccato. Compresi i fondi stanziati dopo la terribile alluvione del 2013, il ciclone 'Cleopatra', che provocò anche allora disastri a Bitti. Un’alluvione fotocopia di quella della scorsa settimana. Anzi la pioggia fu addirittura maggiore, 590 millimetri contro i 300 di questa volta.

Anche allora si individuarono le criticità nei corsi d’acqua tombati. I fondi per il paese barbaricino dovevano servire per risolverle ma soltanto il 3 settembre sul sito della Sogesid, la società di ingegneria del ministero dell’Ambiente, è stata pubblicata la gara europea di 2,8 milioni che ha per oggetto 'Interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel comune di Bitti'. Sul sito della Sogesid si legge: 'Il territorio di Bitti, attraversato dai torrenti Rio Giordano e Rio Cuccureddu, venne interessato nel novembre del 2013 da eventi alluvionali collegati al ciclone Cleopatra, che misero in luce la pericolosità idraulica della zona: in quell’occasione infatti fango e detriti vennero trascinati con forza nei canali tombati dei due corsi, travolgendo ed erodendo parte degli stessi e facendo defluire l’acqua anche in superficie lungo le strade, con rischi per le persone nonché danni alle abitazioni e alle cose'.

Esattamente quanto accaduto sabato. Il bando prevedeva 'la realizzazione di opere idrauliche di difesa e sistemazione per limitare i fenomeni erosivi negli alvei a monte, la realizzazione di nuove opere idrauliche per la gestione di portate eccedenti (quali vasche di laminazione, scolmatori..), l’adeguamento e razionalizzazione delle canalizzazioni del centro abitato'.

Un bando che arriva troppo tardi per salvare le tre vite travolte da 'fango e detriti', come nel 2013, quando si portarono via Giovanni Farre il cui corpo non è mai stato ritrovato. Gravissimi ritardi e non solo per Bitti. Torniamo ai dati della Sardegna. I fondi stanziati dal 2010 fanno riferimento a cinque programmi, tutti utilizzati con percentuali bassissime. L’accordo di programma 2010 aveva stanziato quasi 160 milioni, quelli erogati poco più di 42. I Patti per il Sud prevedevano più di 95 milioni, ma ne sono stati spesi solo 2,6. Ancora peggio il Fondo erogazione che è stato utilizzato per appena 237mila euro rispetto ai 12,3 milioni stanziati. Poco meglio il Piano stralcio 2019 che prevedeva quasi 30 milioni: spesi solo 1,2.

Ci sono, infine, i 123 milioni del Piano Aree Metropolitane, un progetto di 'Italiasicura', la struttura di missione della Presidenza del Consiglio, nata coi governi Renzi e Gentiloni e abrogata dal primo governo Conte. Un grave errore, come abbiamo scritto più volte, perché era riuscita a sbloccare e accelerare moltissime opere. Quei 123 milioni erano destinati a Olbia, devastata nel 2013. Ma neanche i sei morti di allora hanno fatto accelerare i tempi dei lavori. Così è stato speso solo l’1,5%, appena 1,8 milioni. E Olbia domenica se l’è vista brutta, quando la perturbazione dopo aver colpito la Barbagia si è diretta a nord. Per fortuna ha poi perso forza perchè sicuramente non avrebbe trovato le opere previste da anni e mai realizzate. Troppe resistenze, troppa burocrazia. Ma anche l’oggettiva impossibilità dei singoli Comuni, soprattutto quelli piccoli, ad affrontare interventi complessi. Oltretutto la difesa idrogeologica è un sistema che va oltre il territorio comunale e riguarda interi bacini. Toccherebbe alle Regioni, magari rimettendo in piedi la preziosa 'Italiasicura'.

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