martedì 10 marzo 2015
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Quasi un ragazzo su tre in Lombardia non arriva al diploma. Una percentuale che pone una delle regioni italiane economicamente e socialmente più avanzate al di sopra della media nazionale della dispersione scolastica.Il dato è emerso durante il convegno “Scuole della Seconda Opportunità – radici e germogli a Milano”, ideato e promosso dalla Fondazione Sicomoro per L’istruzione Onlus, dall’Ordine dei Padri Barnabiti e da Caritas Ambrosiana. Che hanno presentato anche un antidopo al fenomeno: le premesse dei fallimenti vanno rintracciate negli anni cruciali dell’obbligo scolastico, rafforzando esperienze educative parallele alla scuola ordinaria. La dispersione scolastica è una triste realtà italiana. Nella graduatoria dei 27 paesi della Ue, l’Italia occupa il quart’ultimo posto, subito dopo il Portogallo. Nel nostro Paese il problema non è limitato al Sud. Tra le regioni italiane è, infatti, l’Umbria con un tasso di dispersione del 18,2% ad avere la situazione migliore, seguita da Marche e Molise con il 21,1%. Le performance peggiori si registrano in Sardegna (36,2%), seguita dalla Sicilia (35,2%) e dalla Campania, con un tasso di dispersione del 31,6%. Ma anche le regioni del Nord Ovest sono tutte sopra la media nazionale, con la Lombardia che sfiora appunto il 30%. Dunque, quasi uno studente su tre in Lombardia non riesce a conseguire il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Il 45% di chi possiede solo la licenza media resta senza occupazione. Questi ragazzi finiscono nel bacino dei Neet, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non hanno un lavoro e neppure si formano per trovarlo. Secondo l’Istat, sono 2,2 milioni, pari al 23,9% di questa fascia d’età. E ogni anno, secondo Confindustria, rappresentano un costo sociale di 32,6 miliardi di euro. Se questi giovani inattivi entrassero nel sistema produttivo nazionale, si guadagnerebbero più di 2 punti di Pil. Per contrastare questo fenomeno occorre intervenire durante gli anni della scuola dell’obbligo, nella fascia di età tra i 14 e i 16 anni, periodo nel quale i ragazzi che rischiano di abbandonare i banchi di scuola sono il 49,8% o sugli under 14 tra i quali il rischio scende al 17,8%. Su ragazzi di queste fasce di età operano le Scuole della Seconda Opportunità, ideate dalla Fondazione Sicomoro per l’Istruzione Onlus, la Cooperativa Farsi Prossimo di Caritas Ambrosiana e l’Ordine dei padri Barnabiti impegnati storicamente nel campo dell’educazione. Un’analisi realizzata su un campione di alunni milanesi mostra che il 90% di chi ha frequentato le lezioni nelle Scuole della Seconda Opportunità è stato promosso alla fine dell’anno. Il progetto - già noto nel territorio milanese con il nome di Scuola Popolare “I Care” - è ormai una realtà consolidata per il contrasto al fenomeno della dispersione scolastica nei quartieri periferici delle Zone 5 e 6 di Milano. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale in stretta collaborazione con 7 scuole di Milano e altri 8 istituiti scolastici nelle provincie di Milano, Monza e Lodi ha complessivamente coinvolto sino ad oggi più di 400 ragazzi e ragazze. Nelle Scuole della Seconda opportunità gli studenti non ancora in possesso di licenza media frequentano attività didattiche - in orario scolastico - con docenti provenienti dagli istituti invianti affiancati da educatori professionali, psicologi e pedagogisti.
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