venerdì 6 settembre 2019
La segretaria generale della Cisl: «Cambiato il governo, non i bisogni del Paese. Investimenti in formazione e innovazione Urgente il rinnovo dei contratti pubblici»
Furlan: «Discontinuità sui migranti, accelerazione sui cantieri»
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Discontinuità su migranti, formazione e sostegno alle imprese. Accelerazione su cantieri, taglio del cuneo fiscale e lotta all’evasione. E un ruolo da protagonisti in Europa. Nel giorno in cui il governo Conte bis è realtà, dalla segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan arriva un invito a riallacciare quel dialogo, nell’ultimo anno e mezzo troppo spesso 'muto', tra la politica e le parti sociali. Perché i governi cambiano, ma i problemi degli italiani restano. E non si risolvono da soli.

Quali sono le richieste che la Cisl fa al nuovo governo?
Le priorità sono scritte nero su bianco nella piattaforma che abbiamo presentato a Conte a dicembre dell’anno scorso. È cambiato il governo, non i bisogni del nostro Paese caratterizzato da crescita zero, disoccupazione giovanile drammatica con dati assai lontani dalla media europea.
Come si inverte la rotta e si fa ripartire la crescita economica?
La prossima finanziaria deve contenere investimenti importanti su formazione, innovazione e ricerca. Un’altra priorità è il rinnovo dei contratti pubblici e le assunzioni nella pubblica amministrazione, a partire da Sanità e Scuola. Questo anno scolastico si aprirà con un ulteriore aumento del precariato tra i docenti. Si devono inoltre sbloccare le infrastrutture: grandi e medie opere assolutamente necessarie per cui sono già stati approvati i finanziamenti. Ci sono 80 miliardi bloccati e 400mila posti di lavoro.

Accelerare i cantieri significare ridurre la trasparenza?
Bisogna modificare le norme che hanno ampliato la possibilità del subappalto, indebolendo i controlli indispensabili in un Paese dove cresce la corruzione, crescono le morti e gli infortuni sul lavoro.

In cosa ha sbagliato il primo governo Conte?
Nell’aver tagliato le risorse a impresa 4.0 e all’alternanza scuola-lavoro: è stato un errore tragico. L’innovazione e il dialogo costante tra la formazione, il territorio e l’impresa sono fondamentali. È mancato del tutto il confronto tra parti sociali e istituzioni.

Tra i punti chiave del nuovo governo c’è il taglio del cuneo fiscale.
Sindacati e datori di lavoro sono assolutamente concordi. Bisogna mettere mano final- mente a una riforma fiscale a favore del lavoro dipendente e dei pensionati: vale a dire quel 90% di azionisti dell’erario italiano. Abbassare il peso del Fisco sulle buste paga e fare una guerra senza quartiere all’evasione fiscale e contributiva e alla corruzione.

Il ministero per il Sud dovrà affrontare soprattutto il tema del lavoro giovanile che manca.
Va anzitutto messo al centro il problema della formazione. Troppo spesso le imprese denunciano di non trovare nel mercato del lavoro le competenze che servono. Bisogna rafforzare l’alternanza scuolalavoro e il sistema dell’apprendistato. E poi creare seri vantaggi premianti per le imprese che assumono i giovani, soprattutto al Sud. È inaccettabile che i nostri giovani debbano andare in altre parti d’Europa per crearsi un futuro.

Il salario minimo può rappresentare una soluzione?
La nostra posizione è nota: per noi valgono i minimi contrattuali dei contratti nazionali. Il tema da affrontare è come tutelare quel 15% di lavoratori che non hanno un contratto. Rischiamo di fare un danno ai lavoratori, perché la stragrande maggioranza ha un salario minimo superiore a quello di cui si parla. Non si può considerare solo la paga oraria (9 euro l’ora, ndr), è evidente che lo stipendio è fatto anche di tutele in caso di malattia e infortunio, tredicesima, welfare contrattuali.

E sul tema dell’immigrazione, quali richieste farete dopo l’uscita di scena della Lega?
In questo Paese c’è stata un’attenzione sbagliata sul tema dei migranti, che tante volte ha fatto registrare appelli accorati della Chiesa e delle associazioni sulla necessità di rimanere 'umani' e di mettere al centro la persona. Chiediamo e auspichiamo una rivisitazione profonda dei decreti sicurezza, in particolare sull’accesso ai porti, ma anche di messaggi culturali che riannodino i fili del rispetto e della solidarietà che si sono sfilacciati. Quando le persone rischiano la vita e scappano dalla fame e dalla guerra devono trovare solidarietà e accoglienza. Parliamo di bisogni primari, non solo di fattori economici. L’Italia dovrà avere un rapporto diverso con l’Unione Europea sul tema dei migranti, ma anche per le sfide legate alle trasformazioni epocali che stiamo vivendo. Davanti alla guerra dei dazi tra Cina e America solo l’Europa può rappresentare al meglio la competitività delle nostre imprese.

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