martedì 7 agosto 2012
​A Casal di Principe ci sono case in vendita per 20mila, 30mila euro e intere ville di 400 metri quadri offerte a 200mila euro o poco più. Le rivelazioni dei pentiti. Ma verificare è quasi impossibile.
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​A Casal di Principe ci sono case in vendita per 20mila, 30mila euro e intere ville di 400 metri quadri offerte a 200mila euro o poco più. Prezzi da svendita all’ingrosso, offerte stock che non hanno a che fare né con la generosità né con la solidarietà bensì con la necessità di realizzo da parte di chi ha costruito quegli edifici sui rifiuti tossici. Cimiteri di veleni invisibili sotto le case o nel cemento con cui sono costruite. Un’altra delle brutte facce dello smaltimento illegale delle scorie industriali che i collaboratori di giustizia, i pentiti della camorra, raccontano e descrivono. Indicano anche i posti, purtroppo però «quasi mai possiamo verificare le dichiarazioni dei collaboratori», afferma il vicequestore Alessandro Tocco, che dirige la squadra mobile di Casal di Principe (Caserta) e che ha al suo attivo arresti eccellenti tra i camorristi del cartello casalese. Troppo costosi l’abbattimento, la rimozione e il corretto smaltimento di eventuali rifiuti e, in caso di fallimento, più caro ancora il rimborso ai proprietari. Proibitivi anche i carotaggi e i saggi nel cemento che sarebbero a carico dei Comuni interessati. «In mancanza ci si appoggia a certi indizi di tipo architettonico - spiega Tocco -. Solitamente gli edifici costruiti sui rifiuti sotterrati non hanno cantine accessibili, le fondamenta, colme di scorie, sono sigillate, i garage si trovano al piano terra e gli appartamenti iniziano al primo piano. Queste caratteristiche sono sospette, poiché solitamente si cerca di sfruttare tutto lo spazio disponibile». Una buona parte dei rifiuti pericolosi resta perciò nelle viscere della terra a marcire e ad avvelenare prima il suolo e poi la salute. Una delle poche precauzioni prese dai sindaci nei confronti delle infiltrazioni nelle falde, che nell’area tra le province di Napoli e Caserta sono superficiali perché zone vulcaniche, è il divieto di usare l’acqua dei pozzi. È successo a Casal di Principe, a Giugliano, e precisamente nella zona dove ci sono le discariche, chiuse e mai bonificate, di Lo Uttaro. Il Comando Nato, non molto tempo fa, diede ordine di evacuare le abitazioni prese in affitto dai suoi uomini perché nell’acqua erano presenti sostanze nocive in eccesso. Ora si teme che rioni come il Parco Verde di Caivano possano essere stati costruiti su discariche abusive. Il quartiere, come l’Asse Mediano, fu realizzato con i fondi stanziati dalla Regione per il terremoto dell’Irpinia del 1980. In quegli anni ci fu un aumento di imprese edilizie, cementifici e aperture di cave: occasione per la camorra di espansione nel business illegale del cemento. L’occultamento di scorie tossiche in opere pubbliche non è comunque una tecnica di smaltimento del passato, come dimostra il sequestro lo scorso inverno di un tratto del cantiere per la costruzione della superstrada che collegherà Palma Campania ai paesi del Vallo di Lauro: eternit frantumato mescolato al bitume.La magistratura nolana sta verificando l’attività di un cementificio abusivo che ad Acerra fino al 2008 avrebbe trattato e triturato rifiuti tossici e amianto da mescolare al calcestruzzo. In un’intercettazione allegata a un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere si parla di «una fornace che ha bisogno di fanghi conciari»: mattoni quindi con dentro solventi. Ma cemento mescolato alle ceneri tossiche di un inceneritore è stato trovato anche in un edificio di Treviso.
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