Le federazioni dei disabili chiedono maggiori attenzioni da parte del governo - Ansa
In occasione della cerimonia di celebrazione della Giornata internazionale delle persone con disabilità svoltasi ieri a Palazzo Chigi, Fand e Fish, le due federazioni delle associazioni della disabilità, hanno incontrato il presidente del Consiglio Conte, la ministra dell’Istruzione Azzolina e il ministro dell’Università Manfredi. È stato consegnato al governo un documento congiunto Fand e Fish che riassume le loro proposte e richieste sulle politiche future per le disabilità.
«La disabilità durante la pandemia e le basi per il rilancio dei diritti. I principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità costituiscono un manifesto ideale per le federazioni Fand e Fish e per l’intera rete associativa che vi si riconosce e che individua nelle federazioni le proprie voci unitarie nei confronti delle principali istituzioni del Paese. Ripartendo dalle riflessioni espresse in occasione degli incontri con il governo, nonché con la stessa presidenza del Consiglio negli ultimi mesi per la gestione dell’emergenza, Fand e Fish e intendono ora rilanciare tale confronto riguardo alle future politiche per la disabilità e agli aspetti organizzativi e funzionali necessari alla loro realizzazione», si legge nel documento.
L’attuale sistema dei servizi di welfare è vistosamente inadatto a dare risposte flessibili alle persone con disabilità, visto che esso per anni è stato basato su servizi standardizzati non idonei nel fornire risposte personalizzate alle persone ed ai lori bisogni differenti, in base ai loro specifici contesti di vita e al loro progetto di autonomia ed indipendenza. Per Fand e Fish occorre da subito investire su un’azione sociale che tenga conto:
a) della necessaria lotta alla segregazione e del relativo supporto alladomiciliarità (Fondo per la Non Autosufficienza);
b) del supporto ai caregiver familiari affinché possano operare all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi di sostegno (e non sia lasciato solo con un mero contributo economico a gestire le complesse necessità della persona con disabilità);
c) della necessità di ripensare la costruzione degli interventi, in un’ottica di percorsi di vita indipendente (Fondo per la Vita Indipendente);
d) del bisogno di definizione di piani nazionali per avviare processi di de-istituzionalizzazione e di contrasto ad ogni forma di segregazione con sostegni alla vita autonoma, indipendente e alla domiciliarità. Sostegni necessari per garantire la scelta di dove, come e con chi vivere, anche in modo supportato, “durante e dopo di noi”.
In altre parole occorre una sostanziale riforma dell’attuale sistema di welfare, basato principalmente sul sistema di protezione, in favore di un nuovo modello basato sui diritti umani, civili e sociali.Necessario, quindi, la definizione e l’adozione dei Lep (Livelli Essenziali di Prestazione) sociali, anche tramite la ricomposizione complessiva della spesa occorrente in capo ad un capiente Fondo Nazionale, tale da rispondere al fabbisogno della generalità delle Persone con disabilità e non autosufficienti, la definizione di percorsi di concreta inclusione nel mondo del lavoro completando le riforme e interventi previsti dal programma governativo per l’attuazione dei diritti delle persone con disabilità e prorogando, consolidando e strutturando gli istituti, le misure e le soluzioni sperimentate durante il periodo emergenziale atte a garantire l’effettività nell’accesso e mantenimento dell’occupazione, la garanzia del pieno godimento del diritto ai percorsi di inclusione scolastica. Non può, inoltre, venir meno il sostegno anche ai servizi semiresidenziali e residenziali,che rischia ormai in pochissimi mesi di crollare e di lasciare centinaia di migliaia di persone con disabilità, soprattutto grave e non autosufficiente, prive di protezione.