venerdì 13 gennaio 2012
​Secondo il rapporto Istat non si riduce il divario Nord-Sud. Dei 139 mila studenti con difficoltà (il 3% della popolazione scolastica) solo la metà partecipa alle attività extrascolastiche. E i prof di sostegno sono solo 63mila.
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Presenti, ma non ancora totalmente integrati. È la fotografia sulla situazione vissuta dagli alunni con disabilità nella scuola italiana. A scattarla è stato l’Istat nel suo «report» per l’anno scolastico 2010/2011. Rappresentano il 3% del totale della popolazione studentesca, ma poco più del 50% di loro partecipa anche alle attività extradidattiche della classe in cui sono inserite. E anche gli stessi edifici non sempre sono in grado di superare i problemi di accesso per gli alunni con disabilità motorie.Le cifre. Gli alunni con disabilità nell’ex scuola dell’obbligo sono complessivamente 139mila e rappresentano appunto il 3% della popolazione scolastica totale. Alle primarie (ex elementari) sono circa 78mila (pari al 2,8% del totale degli alunni), mentre sono poco più di 61mila gli studenti della secondaria di primo grado (le ex medie), che equivalgono al 3,4% del totale di iscritti a questo segmento scolastico. La percentuale più elevata di alunni disabili si riscontra nella Provincia autonoma di Bolzano per entrambi gli ordini scolastici (5,4% nella scuola primaria e 7,9% nelle medie), mentre la percentuale minore di alunni con disabilità si registra in Basilicata (1,9% nella primaria e 2,6% nella secondaria di primo grado).La tipologia della disabilità. Il «ritardo mentale» è la patologia maggiormente certificata sia nella primaria (40% dei casi) sia nelle medie (47,1%). Nella primaria al secondo posto troviamo il «disturbo dell’attenzione» con il 26,5%, seguito dal «disturbo del linguaggio» (24,6%) e dal «disturbo specifico dell’apprendimento» (22,6%). Nella scuola media è il «disturbo specifico dell’apprendimento» a porsi al secondo posto tra le tipologie di handicap per gli studenti con il 26,9%. Seguono «il disturbo dell’attenzione» (22,1%) e i «disturbi affettivi relazionali» (18,6%). Gli insegnanti di sostegno. Sono complessivamente poco più di 63mila, secondo i dati forniti dallo stesso ministero della Pubblica Istruzione. Il loro ruolo è fondamentale, non solo per sostenere lo studente nel percorso di studi, ma anche «per promuovere e favorire il processo d’inclusione scolastica» dello studente disabile stesso. Secondo le cifre fornite dal ministero e dall’Istat, sulla carta vi sarebbe un rapporto di 1,8 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella primaria e 1,9 nella secondaria di primo grado. Le differenze territoriali, però, sono molto marcate: la Provincia autonoma di Bolzano, per entrambi gli ordini scolastici, ha un numero maggiore di alunni per insegnante di sostegno (3,5 alunni nella primaria, 4,2 alunni nelle medie). Il rapporto più basso si riscontra in Molise per la scuola primaria con 1,4 alunni per insegnante di sostegno e in Sardegna per la scuola secondaria di primo grado con 1,6 alunni. Differenze anche per le ore settimanali assegnate in media all’alunno con disabilità, che solitamente risultano maggiori nelle Regioni del Mezzogiorno, mentre sono più basse in quelle del Nord. Ma in tutta Italia le famiglie degli alunni disabili chiedono l’aumento di queste ore, così come la maggior presenza di altre figure professionali che aiutino in particolare gli studenti disabili con difficoltà di movimento.Le barriere architettoniche. Aumenta, anche se molto lentamente, il numero degli istituti che hanno ridotto le barriere architettoniche. Ma il Sud resta la zona con la percentuale più bassa di scuole che hanno scale a norma (76% di scuole primarie e l’86,2% di scuole secondarie) e servizi igienici a norma (66,4% di scuole primarie e il 74,3% di scuole secondarie di primo grado). Al contrario il Nord è, invece, l’area geografica con la percentuale più elevata di scale a norma (86% primarie e 91,9% secondarie) e di servizi igienici a norma (rispettivamente 83,8% e 88,2%). L’inclusione in tutte le attività. Gli alunni con disabilità passano la maggior parte del loro tempo all’interno della classe (in media 25,8 ore settimanali nella primaria e 23,1 nelle medie) e svolgono attività didattica al di fuori della classe solo per un numero residuale di ore. Ma se si introduce nell’analisi la mancanza totale di autonomia dell’alunno si riscontra una diminuzione delle ore di didattica passate in classe e il conseguente aumento di ore nelle quali svolge attività didattica fuori dalla classe.
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