martedì 8 settembre 2015
Unioni civili e nozze gay, educazione sessuale nelle scuole, salute riproduttiva: sono i punti caldi della Relazione sui diritti della Ue varata dal Parlamento europeo. (Giovanni Maria Del Re)
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Spingere gli Stati membri a introdurre forme di unioni o matrimoni omosessuali, garantire l'educazione sessuale nelle scuole e il riconoscimento del "genere" a prescindere dall'identità biologica, aprire ai «diritti sessuali e riproduttivi». Sono tra i concetti inseriti nella «Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea» firmata dall'eurodeputata grillina Laura Ferrara e approvata dal Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, con 360 sì, 291 no e 58 astenuti. Contrario in blocco il gruppo dei Popolari europei, che aveva presentato un testo alternativo. La risoluzione, come noto, è uno strumento privo di valore vincolante dal punto di vista giuridico ed esprime puramente un'opinione dell'Europarlamento, ma ha comunque un peso politico, anche di pressione sui singoli Paesi. Come le immediate reazioni italiane hanno puntualmente dimostrato, in tema di regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso. Al pari di quanto è già accaduto con altri testi approvati dal Parlamento europeo nei mesi scorsi, una risoluzione di per sé ineccepibile e da tutti condivisibile è stata "condita" con elementi legati a una precisa ideologia e a gruppi di pressione. Il principio di fondo è indiscutibile: il testo punta infatti a far sì che i diritti fondamentali sanciti anche nel Trattato Ue siano rispettati da tutti gli Stati membri, e chiede alla Commissione Europea di preparare «un meccanismo chiaro e dettagliato» di monitoraggio degli Stati membri «al fine di garantire la coerenza con il quadro strategico per i diritti umani e la democrazia già applicato nelle relazioni esterne dell'Ue e rendere le istituzioni europee e gli Stati membri responsabili delle loro azioni e omissioni in materia di diritti fondamentali». Si ricorda la necessità di vigilare affinché non siano violati i diritti delle donne e che siano punite le violenze che troppo spesso ancora subiscono, dei migranti, degli anziani, dei meno abbienti, vigilando affinché le misure di austerità non penalizzino alcune categorie. Il punto è che il testo inserisce aspetti non contemplati dai trattati Ue (né dalle convenzioni internazionali) e che oltretutto rientrano nell'esclusiva competenza degli Stati membri della Ue. Così la risoluzione «invita gli Stati membri, d'intesa con la Commissione, a riconoscere il diritto di accesso a contraccettivi sicuri e moderni e all'educazione sessuale nelle scuole»; afferma che «i diritti fondamentali delle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex, ndr) sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio», e in questo senso invita la Commissione «a presentare una proposta riguardante una disciplina avanzata per il pieno riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell'Unione europea, compresi il riconoscimento giuridico del genere». Aggiungendo il parere, inoltre, che «le autorità degli Stati membri debbano agevolare le procedure che consentono alle persone che hanno cambiato sesso di far riconoscere il nuovo genere nei documenti ufficiali». Il documento inoltre «sollecita la Commissione a includere la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, in quanto diritti umani fondamentali, nella strategia dell'Ue per la sanità al fine di garantire la coerenza fra la politica interna e quella esterna dell'Unione in materia di diritti fondamentali», come già chiesto dalla controversa risoluzione Tarabella del marzo scorso. Da notare che giovedì sarà approvato un altro testo, la «Relazione sull'emancipazione delle ragazze attraverso l'istruzione nell'Ue» della socialista portoghese Liliana Rodrigues, in cui si rinnova l'esortazione a introdurre l'educazione sessuale e di genere fin dalle prime classi della scuola. «È sorprendente – ha dichiarato Maria Hildingsson, segretario generale della Fafce (Federazione delle associazioni cattoliche delle famiglie in Europa) – la persistenza con cui alcuni europarlamentari impiegano tempo ed energia per spingere queste agende ideologiche, senza rispettare la sovranità degli Stati membri su questioni come la vita familiare e l'istruzione. Il presidente del Consiglio europeo, rispondendo a una lettera della Fafce, ha di recente ribadito che "le definizioni di matrimonio e famiglia sono in effetti materia di competenza nazionale degli Stati membri"».

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