mercoledì 7 agosto 2013
L’iniziativa: «Così riempiremo i bar che sfrattano le macchinette». Al via lo «SlotMob». Economisti, associazioni e cittadini coalizzati per premiare gli esercenti che rinunciano al guadagno facile a danno delle famiglie Da Biella a Catania consumatori in piazza.
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Il banconista del bar e il famoso economista. Lo studente universitario e il metalmeccanico. Il tabaccaio e il pensionato. L’unica cosa buona del gioco d’azzardo è l’essere riuscito a coalizzare persone e mondi tra loro distanti. Non per scommettere. Al contrario, lo scopo è quello di «rompere – per dirla con l’economista Luigino Bruni – la macchina delle uova d’oro». Grazie a questa inedita alleanza tra cittadini nasce "SlotMob", una serie di iniziative in varie città italiane, messe in campo per premiare con l’aumento della clientela quegli esercenti che, grazie al movimento no-slot e a tutte le iniziative antiazzardo, hanno deciso di sbattere fuori dal bar quelle infernali macchinette. «Contro ogni rassegnata e cinica visione del mondo che pretende di vedere ognuno assoggettato al dio denaro, ecco la ribellione profonda che matura dietro un bancone del bar», osserva Bruni. Come chiamare altrimenti «la decisione di rifiutare il sicuro introito di migliaia di euro al mese provenienti dal noleggio delle macchine mangiasoldi allocate accanto al frigorifero del latte?». Scopo di "SlotMob", che si ispira alle modalità di raduno rapido e clamoroso dei "flash-mob", è «costruire un’azione pubblica creativa di contrasto al gioco d’azzardo e di premio per chi si sottrae da facili guadagni basati sulla disperazione altrui», spiegano gli organizzatori. I più noti tra i docenti di economia che hanno aderito al progetto sono Luigino Bruni, Leonardo Becchetti, Stefano Bartolini e altri giovani economisti di atenei prestigiosi, come Tor Vergata, Bicocca, Siena, Lumsa, Cagliari. «Un approccio che si aggiunge alla campagna Mettiamoci in gioco – spiega Carlo Cefaloni, uno dei portavoce della campagna – riconoscendone il lavoro e l’impegno». Il primo "SlotMob" è in programma a Biella il 27 settembre, il giorno successivo toccherà Milano e poi si ripeterà in altre località. Il "manifesto" dei "cittadini mobilitati" chiede «una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo – spiega Cefaloni – nell’interesse non delle lobby ma dei cittadini, soprattutto i più vulnerabili». E per farlo occorre «agire subito, e soprattutto insieme, recandoci a fare colazione in un bar che ha scelto la disinfestazione dai giochi d’azzardo».«Non vogliamo demonizzare o stigmatizzare quei baristi che hanno slot machine e gratta e vinci – avverte Luigino Bruni –, ci sono motivazioni complesse dietro queste scelte, e occorre muovere le istituzioni e non scaricare i costi sul singolo esercente. Ma vogliamo "premiare" le virtù civili». Secondo gli organizzatori «la tradizione italiana dei premi dice che non basta punire i cattivi: una società vive anche di premi agli onesti, che scatena processi di imitazione e di formazione dei valori, soprattutto nei giovani».C’è poi un obiettivo che, sulle prime, pare avere del nostalgico, ma che in realtà richiama alla  cultura del «buon gioco, che è sempre un bene relazionale, organizzando, in concomitanza dello slot mob, un torneo di calcio balilla», annuncia Cefaloni. I nomi degli esercenti che hanno rifiutato le slot o che se ne sono liberati verranno resi pubblici ed essi stessi racconteranno nel corso degli "SlotMob" il perché di scelte in apparenze antieconomiche. Nel "manifesto" dell’iniziativa viene denunciato come «il dilagante e irrazionale affidarsi alla "dea fortuna", sta creando nuove vittime, povertà e dipendenze. Si rovinano famiglie, si riempiono i centri di cura delle Asl, si arricchiscono le multinazionali del gioco d’azzardo e si crea un terreno fertile per l’azione della criminalità organizzata». Al progetto hanno aderito una quarantina tra associazioni, movimenti, realtà imprenditoriali ed editoriali. Altre adesioni arriveranno fin dalle prossime ore. Perché parlare di azzardo è anche un modo di prendersi cura dei più deboli.
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