mercoledì 3 marzo 2010
A palazzo Madama approvate a scrutinio segreto le dimissioni. I voti favorevoli sono stati 259; i contrari 16; gli astenuti 12. In seguito al voto Di Girolamo non è più senatore. Discorso dell'indagato in apertura della seduta: «Non ho portato in Aula l'indegnità della mafia e della 'ndrangheta».
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L'aula del Senato ha votato sulle dimissioni del senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, sul quale pende un ordine di custodia cautelare del gip di Roma per l'inchiesta su frodi e ricettazioni nella telefonia. I senatori hanno approvato a scrutinio segreto le sue dimissioni. I voti favorevoli sono stati 259; i contrari 16; gli astenuti 12. In seguito al voto Di Girolamo non è più senatore. Nel dibattito che ha preceduto il voto, Di Girolamo ha preso la parola in aula, leggendo la lettera di dimissioni che aveva inviato due giorni fa al presidente del Senato, Renato Schifani, per poi aggiungere che la sua «non è una storia criminale».Al senatore del Pdl, oltre che la complicità nel riciclaggio e frode viene contestata dai magistrati di Roma la violazione della legge elettorale, per la falsificazione di schede elettorali in Germania alle elezioni del 2008, in cui si presentava nella circoscrizione Estero-Europa, con la complicità della 'ndrangheta.«Non ho portato in quest'aula l'indegnità della mafia e della 'ndrangheta», ha detto Di Girolamo in aula, aggiungendo di essere stato fotografato con un presunto esponente mafioso ad una cena elettorale in modo del tutto accidentale. Il suo intervento è stato salutato da un breve applauso dai banchi della maggioranza. Di Girolamo ha quindi lasciato Palazzo Madama e non assisisterà al voto sulla conferma delle dimissioni. Nella sua lettera ha detto di essere pronto a consegnarsi alla giustizia non appena decadrà da senatore.
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