sabato 20 novembre 2010
Consensi bipartisan per la mobilitazione lanciata a sostegno di migliaia di malati (e delle loro famiglie) dimenticati dalle trasmissioni televisive, a partire dal servizio pubblico. Casini: più spazio a chi è contro l’eutanasia. I telespettatori: sui valori, serve un confronto sereno.
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Portare il mistero della sofferenza e della vita in prima serata. Una scelta controcorrente. Che fa finalmente discutere e raccoglie diversi consensi nell’opinione pubblica, a 360 gradi. Dalle istituzioni alla società civile, dal volontariato al mondo dell’informazione. All’appello di Avvenire, che aveva chiesto alla Rai di raccontare le storie di straordinaria speranza e ordinaria dedizione di migliaia di malati senza voce, hanno risposto ieri in tanti, da tutti i fronti. A riprova di un interesse silenzioso, da parte di chi considera quanto mai necessario e urgente che queste testimonianze escano dal loro cono d’ombra. «Fateli parlare» avevamo chiesto. E, a sorpresa, le prime risposte sono arrivate proprio dai palazzi della politica. In modo bipartisan. Oltre centoventi firme in due lettere distinte, da parte dei primi due partiti italiani, sono il segnale di un sentimento condiviso. «Chiediamo al cda Rai di garantire nei programmi del servizio pubblico, e in particolare in quello condotto da Fazio e da Saviano, la voce di chi difende la vita e soprattutto di chi lo fa vivendo una condizione di sofferenza». Inizia così il documento sottoscritto da 91 parlamentari del Popolo della libertà e della Lega Nord, primo firmatario Alfredo Mantovano. Stesso tenore (e stessi obiettivi) nella lettera aperta inviata a "Vieni via con me" da 32 eletti del Partito democratico, a partire da Giuseppe Fioroni. Nel riconoscere alla coppia Fazio-Saviano «la capacità di aver saputo scuotere gli italiani da seduttori, adulatori, maghi, falsari», scrivono i parlamentari, «riteniamo però sia giusto segnalarvi come sia mancata la voce dell’altra scelta». Si associa idealmente Giorgio Merlo, sempre Pd, che appoggia l’invito a garantire il «pluralismo tematico», mentre Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, si rivolge ai vertici Rai affinché «diano voce a chi non vuole l’eutanasia».Segnali importanti sono arrivati anche da associazioni e mondo del lavoro. «In tv si faccia parlare anche chi difende la vita e i malati – ha chiesto Luca Borgomeo, presidente dell’Aiart, l’associazione dei telespettatori cattolici –. Su temi come questi, eticamente sensibili, c’è bisogno di un confronto sereno e i media hanno un grande compito». In campo anche Mcl che, per bocca del presidente Carlo Costalli, sostiene come sia «indecente che certi temi, come quelli che toccano la vita e la morte della persona umana, vengano trattati in alcune trasmissioni televisive, con superficialità e scarso rispetto».La mobilitazione per «quelli come Mario Melazzini, Fulvio De Nigris, Mariapia Bonanate e suo marito, Angelo Carboni, Rosy Facciani, Simone Schonsberg e la mamma Gloria, Moira Quaresmini e la sua famiglia» sta coinvolgendo anche il settore dell’informazione. Primi a distinguersi il Tg2, che ha dato immediatamente spazio all’appello, e Mattino Cinque, da cui è giunta la disponibilità a ospitare queste storie altrimenti dimenticate. Resta l’invito, in primis a Viale Mazzini, a completare l’opera, dimostrando davvero cosa può fare il servizio pubblico. Su questo punto, si aspettano ancora altre risposte.
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