sabato 1 aprile 2017
Il sindaco di Melendugno: blitz all'alba per riprendere i lavori. L'arcivescovo di Lecce D'Ambrosio: «Si cerchino le soluzioni più opportune per il rispetto delle popolazioni»
«Blitz» all'alba: riprende l'espianto di ulivi. Nuove proteste anti-Tap
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A sorpresa sono ripresi sabato 1 aprile all'alba le operazioni di espianto degli ulivi per il Tap, il gasdotto che arriva dall'Asia: ora gli operai lavorano al lotto 1A, sempre a Melendugno (Lecce), in un cantiere adiacente al lotto 1, nel quale gli ulivi da eradicare sono una trentina. In tutto gli ulivi da spostare sono 211; 16 ulivi monumentali invece non saranno rimossi.

Subito però sono riprese le proteste dei Comitati No Tap, con il blocco della strada provinciale Melendugno-Calimera che conduce a Masseria del Capitano, dove vengono stoccati gli ulivi nell'attesa di essere ripiantati laddove erano originariamente. I camion con gli operai hanno dovuto fermarsi perché c'erano delle persone sedute in strada. Tra loro anche bambini, mamme e nonne. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha cercato di mantenere la protesta su toni pacifici, ma ha parlato di un vero e proprio blitz dei camion, scortati dalla polizia che hanno attuato anche blocchi al traffico in tutta l'area. «È l'ennesimo vuoto di democrazia di questa storia», ha detto.

Il Comitato no Tap, con una nota, ha fatto sapere che buona parte della popolazione di Melendugno è scesa in strada compatta per "fermare i camion che portavano gli ulivi da ripiantare nell'area della Masseria del Capitano, dove è prevista la costruzione del depressurizzatore". La nota inoltre sottolinea: "Abbiamo dimostrato che se vogliamo possiamo fermare i lavori". Infine il Comitato fa sapere che stamani "c'è stata una telefonata di circa un'ora tra il ministro dell'Interno Minniti e il prefetto di Lecce", al termine del quale il cantiere è stato chiuso proprio perché non c'erano le condizioni per lavorare.

Tra l'altro nella notte tra venerdì e sabato due bombe carta sono state fatte esplodere davanti all'uscita secondaria dell'hotel Tiziano di Lecce, dove alloggiano anche alcuni poliziotti impegnati nei servizi di vigilanza del cantiere Tap e i giocatori del Lecce. Nessun danno.

Il Trans Adriatic Pipeline

Dal 17 marzo - giorno in cui "Trans Adriatic Pipeline" ha avviato i lavori - nella zona sono state organizzate numerose manifestazioni di protesta e un presidio fisso.

Il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, e il questore Pierluigi D'Angelo, nei giorni scorsi avevano deciso che i lavori sarebbero ripresi quando sarebbe stato a disposizione il personale dei Reparti Mobili. Martedì è stato il giorno più caldo della protesta, con momenti di forte tensione e cariche delle forze dell'ordine che hanno coinvolto anche i sindaci presenti. La situazione difficile si è ripetuta anche mercoledì, ma senza grossi problemi.

A proposito della realizzazione del gasdotto e del suo tracciato, «sarebbe necessaria una pausa che offra spazio anche all'ascolto delle ragioni del territorio, che forse fino a oggi in parte è mancato», ha chiesto l'arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D'Ambrosio. Rivolgendo anche un appello «affinché si cerchino le soluzioni più opportune per il rispetto delle popolazioni e delle future generazioni, ma anche per la salvaguardia di un ambiente "turbato" dalle esigenze dello sviluppo e del progresso».

I Comitati No Tap intanto ribadiscono: «Siamo e saremo sempre pacifici - spiegano i comitati No Tap -, stiamo attenti anche a eventuali infiltrati che vogliano creare difficoltà. Anziani, donne e studenti sono la nostra anima. Difendiamo la terra».

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