mercoledì 23 aprile 2014
Scappati, venduti, sfruttati: l’odissea dei piccoli
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Negli ultimi 40 anni in Italia sono scom­parsi 11.615 minori, 1.617 italiani e 9.998 stranieri. Quasi la metà si è al­lontanata da un istituto di accoglienza, un mi­gliaio se ne è andato volontariamente. Poco più di 300 sono stati sottratti da uno dei geni­tori. Ma in più di 5mila casi i motivi della scom­parsa non sono mai stati accertati. Al netto de­gli episodi in cui le autorità non li hanno an­notati e dei possibili ritorni non segnalati, si tratta di cifre che sgomentano. 

 Che fine fanno? Le ipotesi sono diverse, alcu­ne assai inquietanti. Nella relazione 2012 del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse si legge: «Sono 3.524 i mi­nori stranieri non accompagnati che scappa­no con destinazione il centro e il Nord Euro­pa. Tanti, invece, finiscono nelle maglie della criminalità organizzata». L’attuale commissa­rio, il prefetto Vittorio Piscitelli, conferma: «Non possiamo escluderlo. Il timore è che finiscano per farsi assoldare dai clan. Tanti minori sbar­cano sulle nostre coste e poi perdono i contatti sia con la famiglia d’origine sia con i parenti che li aspettavano. Non tutti, insomma, arrivano dove volevano». Un dato di fatto che alimen­ta le peggiori paure di chi indaga. «Se ne per­de ogni traccia, è come se finissero in un bu­co nero – ammette Piscitelli –. Gli scenari so­no ampi: potrebbero finire nelle mani dei traf­ficanti di uomini, oppure di gruppi pedofili. E non possiamo trascurare nemmeno l’abomi­nevole pratica del traffico di organi. Non esi­ste una casistica, ma tutto è possibile. Pur­troppo i piccoli stranieri sono i più vulnerabi­li, perché si adescano facilmente».  Sbarcano senza documenti e identificarli è dif­ficile. Così se scappano da un centro di acco­glienza diventa quasi impossibile rintracciar­li: «Con Save the children stiamo mettendo a punto un progetto che prevede di identificare i piccoli migranti all’arrivo e dotarli di una spe­ciale sim card contenente foto e dati anagra­fici – spiega il prefetto –. Così almeno sarebbero riconoscibili: ora invece, se spariscono, non si sa dove finiscono». L’impressione è che l’Italia sia un posto di false promesse e un Paese di transito verso un destino amaro. Gli investi­gatori non trascurano nulla, ma è difficile riu­scire a guardare in quel buco nero. Ad avvalorare i timori del prefetto c’è la testi­monianza di Maria Rosa Dominici, psicologa e per vent’anni giudice onorario presso il Tri­bunale dei minori di Bologna, che nel 2007 fu ascoltata nell’ambito di un’indagine conosci­tiva sulle persone scomparse avviata dalla Ca­mera: «Sì, l’Italia è un Paese di passaggio: ci so­no organizzazioni criminali che prendono i bambini e li portano via – afferma –. Alcuni anni fa emersero indizi che portavano a un gi­ro di pedofili in Belgio, uno dei crocevia di que­sti turpi traffici». Secondo la Dominici ci sono anche i bambini “invisibili”, che non vengono registrati all’anagrafe: «Sono i figli delle pro­stitute. Quando nascono, il protettore guada­gna due volte: sulla madre e su chi mette al mondo. C’è un vero e proprio mercato, so di coppie che si sono sentite offrire neonati. Mi capitò anche il caso di una bambina albanese di otto anni, venduta a un professionista del Sud. Quando raggiunse i 13 anni la cacciò in strada. La trovammo a Pescara, finì in una co­munità sotto protezione». Secondo lo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Sta­to, al 30 giugno 2013 le persone scomparse che non avevano ancora compiuto i diciott’anni e­rano 728: 155 italiane, 573 straniere. Di questi minori spariti nel nulla, 74 hanno meno di 10 anni, 177 hanno tra gli 11 e i 14 anni.

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