lunedì 6 giugno 2016
​Primo firmatario del documento è stato Papa francesco. Nelle conclusioni del vertice che ha riunito in Vaticano per due giorni 150 inquirenti di tutto il mondo, la condanna di un fenomeno che alimenta le reti criminali.
Le dieci proposte anti-tratta dei magistrati
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«Affermiamo che la moderna schiavitù, la tratta delle persone, il lavoro forzato, la prostituzione e il traffico di esseri umani sono crimini contro l’umanità e devono essere riconosciuti come tali. Altrettanto il crimine organizzato che mira direttamente e indirettamente a espandere la moderna schiavitù deve essere considerato un delitto di lesa umanità e riconosciuto come tale». Al punto che «l’eliminazione della moderna schiavitù oggi è un nuovo imperativo morale per i 193 Stati membri delle Nazioni Unite». Comincia così, con queste parole forti, la 'Dichiarazione' frutto del lavoro di due giorni del summit sulla tratta delle persone promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. A firmarla oltre centocinquanta magistrati e operatori della giustizia di tutto il mondo. Prima firma quella di Papa Francesco che ha voluto fortemente questo incontro, vi ha partecipato venerdì pronunciando un intervento di grande importanza. Una presenza infine sancita dalla firma alla 'Dichiarazione', fatta in modo non formale (vedi foto) sul cofano di un’auto parcheggiata davanti alla Casina San Pio IV e sotto gli occhi del cancelliere dell’Accademia, monsignor Marcelo Sanchez Sorondo e dei magistrati. Un documento che elenca dieci precisi obiettivi per contrastare questi gravi crimini, comprese «le peggiori forme di lavoro infantile inclusi il reclutamento e l’utilizzo dei bambini soldato », per colpire in modo più efficace le organizzazioni criminali, per sostenere e proteggere le vittime, con una particolare attenzione alla loro tutela legale, evitando facili respingimenti e rimpatri che potrebbero farli ricadere in mano di sfruttatori e aguzzini. Troviamo così la confisca dei beni a trafficanti e mafiosi, uno strumento che proprio il Papa nel suo intervento ha ricordato essere «prassi italiana». Ma anche le sanzioni per i clienti della prostituzione e l’invito a riconoscimento da parte dei tutti i Paesi del traffico di organi come delitto. La prima chiede di «promuovere in ciascuno Stato l’incremento delle risorse e della collaborazione giudiziaria e di polizia al fine di aumentare l’attuale basso livello dei processi e delle condanne dei criminali». C’è poi l’invito a tutte le Nazioni a riconoscere la tratta come crimine contro l’umanità così come già ratificato dal Protocollo di Palermo delle Nazioni Unite. Strumento fondamentale è la confisca dei beni di «trafficanti e criminali» che «devono essere utilizzati per la riabilitazione e la compensazione delle vittime e per la riparazione della società». In questo senso la 'Dichiarazione' invita a «colpire fortemente» il riciclaggio del denaro sporco. Per quanto riguarda le vittime, i magistrati chiedono «un appoggio adeguato che includa l’assistenza civile e legale, una protezione sicura dei testimoni» favorendo «la collaborazione con programmi a livello internazionale». E ancora va assicurata «l’assistenza medica e il sostegno alle persone da parte delle agenzie di servizio sociale, specialmente nel caso di vittime senza documenti ». Proprio in questo caso vanno «emessi permessi di soggiorno temporanei nel Paese di destinazione per coloro che desiderano rimanervi, indipendentemente dalla loro situazione legale». E «garantire l’accesso effettivo ai tribunali di competenza, all’assistenza giudiziaria gratuita, all’accompagnamento per un effettivo reinserimento lavorativo». Per quanto riguarda alcune forme di sfruttamento, la 'Dichiarazione' chiede che «il traffico di organi, definito e condannato dalla Dichiarazione di Istanbul del 2008, sia riconosciuto come un delitto da tutti i Paesi e perseguito efficacemente a livello nazionale e internazionale», riconoscendolo «come attività tipica delle organizzazioni criminali internazionali». Mano dura anche contro la prostituzione. Così, si legge nel documento, «la sanzione per i clienti dei servizi sessuali deve costituire parte integrante della legislazione per un’efficace lotta contro la schiavitù e la tratta, ugualmente che nei confronti di chi utilizza intenzionalmente il lavoro forzato». Infine i magistrati invitano a «non confondere» le vittime di tratta con gli immigrati irregolari né con le persone oggetto di traffico ma precisa che «il rimpatrio degli stranieri privi di documenti non deve essere una risposta senza l’accordo delle vittime al fine di evitare il rischio di recidive e di attività illegali e disumane». 
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