mercoledì 26 ottobre 2022
"Didattica in carcere" vuole raccontare il valore potenziale del reinserimento sociale e dei limiti tangibili della sua applicazione, attraverso le voci di ex studenti detenuti e personale accademico
L'Università come via per il reinserimento sociale dei detenuti

Ryan McGrady

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Reinserimento sociale dei detenuti e il carcere come luogo di scambio e aggregazione, in un ambito comunitario più ampio delle mura che lo delimitano. Questi sono i pilastri della manifestazione Future sight e dell’evento “La didattica in carcere”, svoltosi nel pomeriggio di mercoledì 26 ottobre all’auditorium Ennio Morricone e organizzato dall'Università Tor Vergata di Roma. Al dibattito hanno partecipato, come esponenti dell’ateneo, la ricercatrice di diritto pubblico Marta Mengozzi, la ricercatrice di diritto privato Cristina Gobbi, la professoressa di storia moderna Marina Formica e la ricercatrice di filologia classica Cristina Pace, oltre agli ex studenti detenuti Filippo Rigano, Fabio Falbo e Giacomo Silvano.

Il progetto nasce nell’anno accademico 2006-2007, quando l’Università Tor Vergata ha avviato, in via sperimentale, l’iniziativa “Teledidattica-Università in carcere”, avvalendosi della collaborazione del Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio e della Casa circondariale di Rebibbia – Nuovo complesso. L’offerta puntava ad incentivare allo studio universitario quanti, in possesso di diploma, si trovavano a scontare una pena in strutture carcerarie. Da allora, il progetto ha preso gradualmente corpo grazie al coinvolgimento sempre più partecipato di numerosi studenti e detenuti. L’attività dell’Ateneo, oggi, riceve il sostegno della Regione e del Provveditorato generale dell’amministrazione penitenziaria del Lazio, tramite cui ha finanziato un progetto per l’informatizzazione dell’Istituto di Rebibbia Nuovo Complesso, per consentire agli studenti reclusi l’utilizzazione di strumenti tecnologici sicuri ma adeguati a garantire un contatto più immediato con i docenti e un accesso ampio ai materiali di studio e alle lezioni. Inoltre, grazie alla collaborazione di attori sociali diversi ogni detenuto iscritto a uno dei corsi di studio di Tor Vergata ha potuto beneficiare dell’esenzione totale dalle tasse universitarie e regionali, a prescindere dalle condizioni di reddito, e di ulteriori agevolazioni.

Sono più di cinquanta gli studenti iscritti negli ultimi anni all’Università Roma Tor Vergata e sono distribuiti tra le tre aree che partecipano al progetto: Lettere, Giurisprudenza e Economia. «Il progetto parte dalla ferma convinzione del valore individuale e sociale della conoscenza, non solo quale fattore di migliore opportunità lavorativa ma anche e soprattutto quale elemento di sviluppo e valorizzazione dell’essere umano», ha dichiarato Marta Mengozzi. «Tramite il progetto, l’Ateneo mette in campo tutto il proprio impegno perché il diritto allo studio e la previsione costituzionale che “la scuola è aperta a tutti” siano effettivi e non restino solo mere enunciazioni». Affermazioni a cui ha fatto eco la professoressa Formica, che ricorda il fatto che «tutti hanno collaborato attivamente e con passione per realizzare un percorso di formazione universitario che potesse agevolare il reinserimento sociale degli studenti reclusi, in un’ottica di piena equiparazione a ogni altro soggetto di diritto».

Rimangono, però, diverse questioni aperte, in particolare di ordine sociale e che superano l’ambito della didattica. Interrogativi concernenti il diritto allo studio e, di conseguenza, il diritto al lavoro. È necessario trovare una risposta comunitaria e condivisa alla domanda sullo scopo della didattica in carcere, e gli stessi percorsi accademici, intrapresi negli istituti penali, vivono l’urgenza di essere riconosciuti per poter essere pienamente significativi.

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