martedì 7 aprile 2015
​​All'epoca dei fatti aveva 65 anni: era l'anziano a cui si riferiva il vicequestore. Fu picchiato e finì in ospedale con dieci costole rotte e altre fratture.
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​​La sentenza pubblicata dal tribunale di Strasburgo che condanna l'Italia per tortura, parte da un ricorso presentato dal manifestante veneto Arnaldo Cestaro all'epoca 61enne, a cui è stato assegnato un indennizzo da 45.000 euro. Cestato è nato ad Agugliaro, in provincia di Vicenza, l'11 maggio del 1939. Oggi ha 75 anni e vive a Padova. Fin da giovane aderì al Partito Comunista e, nell'estate del 2001, parte per Genova con i compagni delle sezioni di Rifondazione Comunista di Vicenza e di Montecchio Maggiore. Arrivato nel capoluogo, il 21 luglio partecipa alla manifestazioni pacifiche della mattinata e, verso sera, decide di trascorrere la notte in città ma, non conoscendola, chiede quindi consiglio ad una signora che lo accompagna alla scuola Diaz. Cestaro entra nell'edificio e cerca un posto dove trascorrere la notte. Si sistema proprio a ridosso della porta d'entrata, sul pavimento in legno della palestra. Esce a mangiare un boccone e poi rientra, stanco e provato dalla giornata. Si addormenta quasi subito ma poco prima della mezzanotte sente un rumore infernale e pochi istanti dopo la porta di ingresso viene sfondata. Subito pensa ad un attacco dei black bloc ma si rende conto che invece è la Polizia, responsabile di una spedizione punitiva di una violenza inaudita. Arnaldo cerca di difendersi dai manganelli, grida che è un anziano, una persona pacifica. È lui l'uomo con i capelli bianchi citato dal vice questore Michelangelo Fournier nella deposizione davanti ai giudici, durante il processo per i fatti della Diaz. Fournier raccontò ai magistrati di aver urlato "basta!" ai poliziotti che stavano picchiando un'uomo anziano. Quell'uomo anziano, Arnaldo Cestaro: quella notte venne portato in ospedale con dieci costole rotte, un braccio e una gamba rotte, la testa piena di ematomi e il corpo pieno di lividi.
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