lunedì 12 novembre 2018
Iniziata la due-giorni sulla Libia. L'inviato dell'Onu Salamé rilancia il piano per arrivare entro il 2019 alle elezioni politiche e presidenziali con un esercito unico nazionale
Il premier Conte e il generale Haftar (Ansa)

Il premier Conte e il generale Haftar (Ansa)

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Dopo una giornata di incertezze e smentite, è partita a Villa Igiea la conferenza di Palermo dedicata alla Libia, organizzata dal governo italiano. Il generale Haftar, la cui presenza è stata in dubbio fino all'ultimo, alla fine è arrivato a bordo di un aereo italiano, e alle 20.30 è entrato a Villa Igiea per il bilaterale con il premier Conte, previsto per le 23, senza però fermarsi a cena con le altre delegazioni.

Sempre domattina dovrebbe arrivare anche il ministro degli esteri francese Le Drian. Segno, come ha dichiarato il rappresentante speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamé che Italia e Francia "hanno superato le loro divergenze passate sulla Libia" e ora l'importante è "un accordo tra tutte le parti sull’unificazione delle istituzioni per andare alle elezioni, in un Paese che da solo non è in grado di risolvere la propria crisi".

Obiettivo della conferenza, come ha dichiarato Conte, è sostenere il piano di Salamé, che prevede elezioni il prossimo anno (non a dicembre come volevano i francesi), l'unificazione delle forze militari per mettere in sicurezza Tripoli e rimettere in moto le istituzioni
finanziarie.

"L'Italia - ha dichiarato il presidente del Consiglio in apertura del vertice - ha promosso questa conferenza perché vuole offrire un contributo nel quadro delle Nazioni unite al processo di stabilizzazione della Libia. Lo facciamo per il popolo libico e perché vogliamo che il possa decidere in via democratica del proprio futuro".

Alla cena, alla quale per l'appunto non ha partecipato il generale Haftar, Conte ha tenuto un breve discorso, dicendo che a Palermo "sono già stati conseguiti importanti e tangibili risultati" nei settori della sicurezza e delle riforme economiche. "Nel pomeriggio hanno avuto luogo importanti discussioni ad alto livello tecnico per individuare proposte concrete, che possano contribuire al miglioramento del quadro di sicurezza e al rafforzamento dell'attuazione delle riforme economiche", ha sottolineato il premier.

Rispetto alle attese alimentate dallo stesso governo italiano, le ambizioni di pacificare il Paese nordafricano mettendo al tavolo Usa, Russia, Ue e Francia insieme ai leader dei Paesi confinanti si sono ridimensionate. Nei giorni scorsi sono fioccate le disdette e i paesi occidentali non hanno inviato esponenti di primo piano dei rispettivi esecutivi. Ma il governo italiano può comunque rivendicare la presenza dei leader regionali e dei principali capi delle fazioni libiche con il presidente Al Serraj. Il presidente egiziano Al Sisi, grande sostenitore di Haftar, a Parigi non c'era.

Presenti 38 delegazioni, 30 nazionali e otto di organizzazioni internazionali. Dopo cena notte di incontri e trattative in attesa della foto ufficiale martedì in tarda mattinata, che dovrebbe sancire la riuscita o il fallimento del summit. All'esterno della zona rossa controvertice organizzato da associazioni per i diritti umani e centri sociali che protestano per il blocco della città per un" flop annunciato".

Tra le delegazioni, la Banca mondiale, la Lega araba, l'Unione africana, l'Ue (con l'alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk). L'Onu è presente con l'inviato speciale per la Libia, l'ex ministro libanese Ghassan Salamè che nella "due giorni" palermitana rilancia il piano per arrivare a votazioni politiche nel Paese entro il 2019 e poi anche alle elezioni presidenziali, con un sostegno internazionale al governo di Tripoli per favorire la formazione di un esercito nazionale. Confermati anche gli arrivi del premier russo Dimitri Medvedev (per stasera) e del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.

Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ritiene che per una pace stabile in Libia sia necessario e inevitabile un contatto tra Haftar e il leader rivale Fayez Al-Sarraj, primo ministro di Accordo nazionale, riconosciuto dalla comunità internazionale come rappresentante ufficiale della Libia. E tra i due ci dovrà essere, secondo Palazzo Chigi, un patto "senza compromessi con gli avversari". Una strada assai impegnativa, tutta ancora da percorrere, ma che potrà partire dalla road map illustrata all'assise di Palermo da Salamè.

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