La 'ndrangheta ha «molteplici proiezioni, oltre il territorio calabrese, di cui la più importante è la Lombardia, secondo il modello della "colonizzazione"». È quanto emerge dalla Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia: 1.110 pagine di dati e analisi sulla criminalità organizzata m
ade in Italy. «In Lombardia - spiegano gli analisti - la 'ndrangheta si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di "colonizzazione". Qui ha "messo radici", divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla "casa madre", con la quale però comunque continua a intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le più rilevanti scelte strategiche».La forza di Cosa Nostra «sta indubbiamente nei suoi capi - prosegue la relazione - la cui cattura le causa un danno rilevantissimo, ma la mafia è comunque in grado di sopravvivere proprio a causa della sua struttura». Dalla cattura di Provenzano in poi «permane nell'organizzazione una situazione di forte fibrillazione, che riguarda sia l'individuazione di una nuova leadership sia la ricerca di nuovi schemi organizzativi e di nuove strategie operative», ma attraverso i latitanti Cosa nostra «continua a imporre le strategie generali» e a mantenere «il controllo sulle attività economiche, sociali e politiche nel territorio, continuando a utilizzare le vaste reti di fiancheggiatori, il sistema dell'estorsione, l'inserimento nel settore dei pubblici appalti».La relazione ricorda anche il caso della presunta "trattativa" con apparati dello Stato nel periodo delle stragi mafiose del '92/93, sottolineando come «permangano numerosi elementi di ambiguità che, ci si deve augurare, le indagini possano e sappiano chiarire».La camorra, infine, si caratterizza «per una peculiare frammentazione delle sue variegate aggregazioni delinquenziali»: si moltiplicano i «luoghi decisionali, sempre più lontani da rigide strutture verticistiche» e si accentua la «versatilità nelle forme di accaparramento di risorse economiche e nelle modalità di infiltrazione nei pubblici apparati».