mercoledì 26 settembre 2018
Trattativa a oltranza con Tria sul deficit 2019: possibile l’1,9%. La Lega rilancia: via tasse su carburanti e condono anche su Iva
Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta" in onda su Rai Uno (Ansa/Riccardo Antimiani)

Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta" in onda su Rai Uno (Ansa/Riccardo Antimiani)

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Resta alta l’incertezza sul destino della finanza pubblica a due giorni dalla scadenza per la presentazione della Nota di aggiornamento al Def, il testo in cui il governo giallo-verde traccerà il nuovo profilo contabile. E intanto i due partiti - M5s e Lega - continuano a farcire di eventuali contenuti la futura manovra: il vicepremier Di Maio rilancia sul reddito di cittadinanza («Partirà a metà marzo», assicura) e la Lega 'ripesca' la cancellazione delle accise sui carburanti e suggerisce l’ampliamento della 'pace-condono' (dove non c’è ancora intesa sul tetto massimo fra i partiti) anche all’imposta più evasa, l’Iva.

Come la si mette, insomma, sono elementi di preoccupazione per Giovanni Tria, il ministro dell’Economia chiamato all’ingrato compito di conciliare le pretese delle due forze con le garanzie da dare ai mercati sui conti italiani. Fra governo e maggioranza prosegue la trattativa sui numeri da scrivere, il principale dei quali è il livello del deficit 2019: le voci di ieri sera lo accreditano, sulla spinta dell’annuncio fatto il giorno prima in Francia dal presidente Macron, appena sotto la soglia psicologica del 2%, all’1,9%. A far salire l’asticella può contribuire pure gara per le frequenze 5G, dove a oggi gli incassi sono il doppio del previsto (hanno già superato i 5,1 miliardi).

E non si esclude al contempo che, in fase di esame parlamentare della Nota (dove, tuttavia, ci vorrebbe la maggioranza assoluta per 'certificare' il rinvio del pareggio di bilancio), si possa ulteriormente salire fino al 2,1-2,2%. Il negoziato, come detto, è parallelo: quello sui numeri dipende (e quindi deve procedere di pari passo) anche dalle misure che si vorranno adottare dopo. I pentastellati continuano a spingere per il reddito di cittadinanza, al centro pure di una riunione serale di Di Maio con gli altri ministri M5s. Prima dell’incontro, in tv a 'Porta a porta', ha ribadito che l’anno prossimo «dal 1° gennaio partirà la pensione a 780 euro» e «da metà marzo saranno avviati i centri per l’impiego con il reddito di cittadinanza erogato».

Meno entusiasta è però la Lega: Guido Guidesi, sottosegretario a Palazzo Chigi, ha avanzato ieri l’ipotesi di collegare l’assegno alla condizione economica Isee oppure d’immaginarlo come «incentivo all’occupazione », quindi magari a tempo limitato. Non solo: il Carroccio è tornato su un suo cavallo di battaglia, il taglio delle accise promesso «nel primo Consiglio dei ministri» (parola di Matteo Salvini) che potrebbe arrivare, per quanto minimo, nella manovra o in un decreto fiscale collegato, in cui inserire anche una versione allargata della pace fiscale, in grado di sanare anche i debiti Iva.

La Lega espande così il suo raggio d’azione. L’idea di base per i carburanti è quella di trasferire il maggior gettito dell’Iva di settore ottenuto quest’anno su un taglio delle accise. Le risorse a disposizione ammonterebbero a 250-300 milioni, che equivalgono al massimo a 3 centesimi al litro in meno per la benzina o, in alternativa, a circa 1 centesimo per il gasolio. Il maggiore incasso per l’Erario rappresenta tuttavia una copertura instabile, essendo collegato alle quotazioni internazionali del petrolio. I leghisti sono disposti poi a cercare una soluzione anche sull’Iva non versata.

Un tema scottante che riguarda una materia europea, ricorda il sottosegretario al Tesoro, Massimo Bitonci, ma su cui comunque il partito di Salvini è pronto a insistere. L’ipotesi è di prevedere comunque «la riscossione dell’Iva dovuta», la sanatoria sarebbe in questo modo «limitata a sanzioni e interessi». Non è peraltro escluso che il governo scelga di riaprire i termini della rottamazione delle cartelle, che già comprendeva l’Iva, rendendola più appetibile allungando le scadenza delle rate.

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