mercoledì 16 dicembre 2020
L’arcivescovo ha presieduto la veglia per la suora travolta mentre aiutava un senza dimora. Nel pomeriggio la Messa prenatalizia con gli universitari
L’arcivescovo durante la veglia alla parrocchia di Sant’Agnese

L’arcivescovo durante la veglia alla parrocchia di Sant’Agnese - Fotogramma

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«La sua morte mi fa pensare alla morte di Gesù e al colpo di lancia che ha trafitto il cuore del Signore. A causa dell’ultima inutile crudeltà, cioè del colpo di lancia, si è rivelato il dono estremo dell’amore di Dio: subito ne uscì sangue e acqua. Dall’ultima ferita viene l’acqua della vita e il sangue dell’alleanza, cioè il dono della vita di Dio. In modo simile, anche la morte di sorella Maria Assunta l’ha resa nota anche a chi non l’ha conosciuta e così prego e spero che, mentre sorella Maria Assunta partecipa alla gioia eterna di Dio, dalla sua morte sia dato a noi e a molti di imitare la sua vita». Le parole dell’arcivescovo Mario Delpini hanno concluso la veglia di preghiera che, ieri sera nella parrocchia di Sant’Agnese a Quarto Oggiaro, ha ricordato suor Maria Assunta. La 'suorina' delle Piccole Apostole di Gesù come era nota in tutto il quartiere, ha perso la vita lo scorso sabato. Travolta, da un’auto mentre portava da mangiare a un senza dimora. Un incidente che ha sconvolto il quartiere e la comunità di Sant’Agnese dove la religiosa operava da anni, da quando era rientrata dal Burundi, in Africa.

E la chiesa, ieri sera, era piena (fatte salve le disposizioni anti Covid) come sabato quando il vicario parrocchiale, don Marco aveva chiamato i fedeli per un Rosario. E don Marco ha introdotto la preghiera ricordando l’impegno e la preghiera della religiosa verso i piccoli e i poveri. «È una ferita profonda per la nostra comunità – ha detto il sacerdote – . Ma ringraziamo Dio

per le tante relazioni di bene che suor Maria Assunta ha saputo intessere». L’arciversovo ha inviato alla parrocchia e alla comuntà delle Piccole Apostole di Gesù (alcune di loro erano presenti in chiesa) una lettera. Suor Maria Assunta, scrive il presule, era piccola perché «vicina ai piccoli, ai poveri, per condividere senza mettere in imbarazzo, per servire, semplicemente, vivendo la carità con la naturalezza di chi ne ha fatto il tratto quotidiano ». Apostola «per rivelare di essere mandata, di non avere altra ragione di essere lì dov’era che quella dell’obbedienza vissuta come forma ovvia di libertà». Di Gesù «per aiutare ogni fratello e ogni sorella a sentire la vicinanza del Salvatore, a sperare una salvezza che non sia solo sollievo di un momento, ma la comunione che rende felici per sempre».

Nel pomeriggio l’arcivescovo aveva presieduto la Messa prenatalizia degli universitari. «Mentre rischiamo di essere ossessionati dal trovare una sistemazione rassicurante nel presente, la promessa di Dio invita a guardare al futuro. Il futuro sono i figli, i bambini. La vocazione a essere madri e padri è una sfida per una generazione impaurita, complessata dalla sua inadeguatezza, spaventata da un’immagine del mondo deprimente. Ma proprio in questa condizione di desolazione, la promessa di Dio non è una specie di assicurazione che garantisce contro tutti gli imprevisti, ma è un invito all’affidarsi». È stato questo l’auspicio a vedere nel domani una promessa che Delpini ha rivolto agli universitari. Di fronte a circa 200 giovani riuniti, come

tradizione, nella basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore, la Messa concelebrata da una quindicina di sacerdoti tra cui i responsabili della Pastorale giovanile e universitaria e dai cappellani di diversi atenei, è stata un momento di aggregazione e preghiera.

«Scriviamo nel libro della nostra vita la promessa di salvezza che Dio ci ha confidato. Se saremo salvati, però – ha avvertito Delpini, raggiungendo idealmente anche coloro che seguono da lontano le attività universitarie – non sarà per servire realtà logiche di profitto, di carrierismo, di avidità, ma per vivere nella libertà dei figli di Dio».

(ha collaborato Anna Maria Braccini)

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