martedì 27 luglio 2010
Si apre un nuovo filone: la loggia avrebbe provato a condizionare la riammissione della lista Pdl di Roma e provincia alle elezioni regionali del Lazio. Il giudice Marconi trasferito da Salerno a Napoli. Il Tesoro commissaria subito la banca di Verdini.
COMMENTA E CONDIVIDI
Dopo Cosentino, l’inchiesta sulla presunta P3 tocca per la seconda volta un uomo di governo. Risulta indagato per associazione segreta anche Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia, sin dall’inizio apparso nei verbali come una delle persone di riferimento dei faccendieri Carbone, Martino e Lombardi, ora in carcere. Ma è tutto il Pdl di fede berlusconiana alle strette. Ieri Marcello Dell’Utri, tra i fondatori di Forza Italia, davanti ai pm di Roma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo gli inquirenti sarebbe proprio lui l’elemento politico «di spicco» della loggia, più del coordinatore del partito Denis Verdini.La notte precedente, proprio Verdini - accusato anche di corruzione nell’ambito degli affari eolici - aveva risposto per nove ore alle domande dei magistrati. Ma non gli è servito a granché: i pm non sarebbero «soddisfatti» delle sue dichiarazioni, specie in merito ai 2,6 milioni di euro pagatigli senza apparente motivo dalla Società toscana edizioni e alla nomina di Ignazio Farris al vertice dell’Arpa Sardegna (il governatore Cappellacci avrebbe dichiarato di aver ricevuto pressioni dal coordinatore). Inoltre, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha firmato il decreto di commissariamento del Credito cooperativo fiorentino, l’istituto dal quale si è dimesso come presidente pochi giorni fa. Bankitalia, che ha avviato la pratica, ha rilevato «gravi irregolarità nell’amministrazione e violazioni normative». Il fatto pesa come un macigno viste le indagini in corso a Firenze e nella Capitale su giri di soldi sospetti.Berlusconi e il Guardasigilli hanno fatto subito scudo davanti alla richieste di dimissioni piovute dall’opposizione per il sottosegretario, alzando la diga anche contro il fronte dei finiani. «Rinnovo fiducia e solidarietà a Caliendo, il suo operato è stato corretto», dice Angelino Alfano. Lo stesso Caliendo - che in serata ha incontrato il premier - ha rigettato al mittente una della accuse più insistenti, quella di aver mediato con alcuni giudici della Corte Costituzionale per far approvare il lodo Alfano: «Mai contattato nessuno, ho già dato mandato ai miei avvocati per essere ascoltato». Dovrebbe giungere in procura nei prossimi giorni. Il sottosegretario partecipò al famigerato pranzo del 23 settembre a casa-Verdini, e quando la lista Formigoni fu esclusa dalle regionali la loggia gli chiese di inviare un’ispezione - mai avvenuta - presso la Corte d’appello di Milano che aveva respinto il ricorso per la riammissione.Dell’Utri, invece, si presenta a Roma con calma olimpica e ironia. Arrivato alle 15, dopo nemmeno un’ora é fuori. «Sono un indagato provveduto, a Palermo, 15 anni fa, parlai con i magistrati 17 ore e ciò che dissi mi è stato rivoltato contro». Dunque ora tace, avvalendosi di «un suo diritto», come dicono i legali. La cosa gli vale l’accusa di omertà dell’Idv, ma il fatto non lo turba: «Consiglio agli altri indagati di fare così». Sembra un messaggio a chi lo seguirà nelle prossime settimane. Infine, le verifiche dei pm romani hanno individuato un nuovo fronte d’azione della P3. In vista delle regionali nel Lazio, dopo l’esclusione della lista Pdl a Roma e provincia, Lombardi, l’uomo della presunta loggia con più entrature nel mondo della giustizia, avrebbe proposto ad Ignazio Abrignani, responsabile elettorale del Pdl, di contattare l’ex avvocato di Cassazione Antonio Martone per "favorire" la pratica.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: