mercoledì 18 dicembre 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
«La non tanto inedita accoppiata populista Berlusconi-Grillo ci inquieta. Se ci si dovesse associare anche la nuova leadership del Pd saremmo nei guai. Ma confidiamo nel senso di responsabilità di Matteo Renzi». Lorenzo Dellai è stato lunedì rieletto capogruppo alla Camera di "Per l’Italia", l’ala popolare che ha lasciato Scelta Civica. E delinea per la sua formazione politica «un futuro non solo all’interno del Palazzo, ma nella società. Vogliamo far rinascere un’area, una cultura politica e un partito, legati ai valori del popolarismo che ha fatto grande questo Paese».L’intenzione è nobile, ma c’è spazio in un sistema politico così spettacolarizzato per tornare a radici così antiche?La nostra sfida è proprio questa. Ed è tutta in salita. Questo ventennio chiamato Seconda Repubblica lascia sul campo solo macerie. Per uscire dalla crisi si invocano le riforme, l’efficienza, le semplificazioni. Sono cose tutte sacrosante. Ma in questo momento di smarrimento c’è anche bisogno di ricostruire in uno spirito di comunità e di solidarietà, capace di superare la deriva individualista che è alla base di ogni populismo. Nella società civile ci sono molti gruppi che si ispirano al popolarismo, a una visione laica d’ispirazione cristiana. Vivono la loro esperienza in modo un po’ catacombale. Ma ci sono. E hanno idee, valori, persone. Noi vogliamo essere l’avanguardia in Parlamento, il primo nucleo di questa rinascita.In politica però oggi la prima domanda è: con chi vi alleerete?È una domanda prematura, ma non voglio eluderla. Dico che non faremo mai alleanze con i partiti populisti e che non ci interessa ricostituire le formule logore della Seconda Repubblica. Sembra un avviso ad Alfano...Alfano e il Ncd hanno fatto un importante passo avanti. Ma devono essere conseguenti e  fare quello definitivo. Non basta dire: noi siamo i moderati, gli altri sono estremisti. Bisogna anche dire che con gli estremisti non ci si allea più.E l’Udc?È invitata a pieno titolo a far parte di questo progetto nuovo, che implica il superamento della vecchia forma partito.Con Renzi cosa cambia?Il Pd è un grande partito. Esprime il premier e il capo dello Stato. Non deve mettere il proprio interesse davanti a quelli degli italiani. Mi auguro pertanto che non voglia mettere gli alleati di governo davanti al fatto compiuto con maggioranze trasversali a cominciare dalla legge elettorale. Per finire con le elezioni anticipate che fanno male al Paese.E l’asse Grillo-Berlusconi?Il barbaro assediante si accorda con il principe decaduto per spartirsi le rovine del castello. C’è poco da stare allegri. Confido nella responsabilità politica di Renzi. Il Pd, con la sua storia, non può scendere a patti con una simile compagnia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: