mercoledì 1 febbraio 2012
L’Acnur: «Nel mese di gennaio già 55 i dispersi». L’allarme della portavoce dell’Alto commissariato Onu, Laura Boldrini: purtroppo le vittime sono molte di più. E le statistiche non possono censire il numero dei bambini spariti tra le onde.
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​Cinque vittime al giorno. Risucchiate nell’abisso di un sogno mancato. Per loro il 2011 è stato il peggiore degli anni: oltre 1.500 persone annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa.Le stime dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Acnur) sono le più nere da quando, nel 2006, l’agenzia delle Nazioni Unite ha cominciato a elaborare le statistiche delle vite a perdere. Fino ad ora il periodo più allarmante era stato il 2007, quando tra morti e dispersi si contarono 630 nomi.«Non ci aspettavamo che si potesse andare anche oltre quei numeri – commenta Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur –. Sempre più spesso riceviamo telefonate con richieste d’aiuto addirittura dai barconi in avaria». Sono le voci disperate di chi si vede il mare addosso. L’ultima volta è successo il 14 gennaio. La barca, con a bordo almeno 55 persone, ha dato l’allarme segnalando un’avaria. Poi più nulla. «La guardia costiera libica ci ha poi informato che la scorsa settimana 15 cadaveri (12 donne, 2 uomini e una bambina, tutti identificati come somali) sono stati trovati sulla spiaggia», riferisce Boldrini. Domenica scorsa sono stati recuperati altri 3 corpi. Tutte le persone morte per annegamento erano residenti somali di un malconcio insediamento di Tripoli.Il 2011 si è chiuso con il record degli arrivi attraverso il Mediterraneo: 58mila. Una cifra che ha superato il precedente picco del 2008, quando 54mila persone raggiunsero la Grecia, l’Italia e Malta. Negli anni 2009 e 2010, le misure di controllo alle frontiere avevano improvvisamente ridotto l’afflusso di immigrati non comunitari, mentre all’inizio del 2011 «l’arrivo di imbarcazioni si è nuovamente intensificato – spiega da Ginevra una nota dell’Acnur – a seguito del collasso dei regimi in Tunisia e Libia».Le statistiche non dicono tutto. «Il numero reale di persone che hanno perso la vita in mare potrebbe essere anche maggiore», mettono in guardia i team dell’Alto commissariato operativi in Grecia, Italia, Libia e Malta. Le stime dell’agenzia si basano su testimonianze raccolte dai sopravvissuti, molto dei quali costretti a imbarcarsi da guardie armate, in particolare in aprile e maggio dalla Libia.Quello che le statistiche non possono censire è il numero di bambini spariti tra le onde. «Sono numerosi i piccoli e i minorenni morti o dispersi in mare, ne abbiamo certezza e molti riscontri», spiega ancora Laura Boldrini, tra l’altro autrice di "Tutti Indietro", un saggio denuncia sulla politica e la cultura dei "respingimenti".Qualcosa per fortuna è cambiato. Tanto che oggi l’Acnur "accoglie con favore il perdurante impegno delle autorità italiane, maltesi e libiche nel soccorrere le imbarcazioni nel Mediterraneo". Tra le persone arrivate lo scorso anno, la maggioranza è sbarcata in Italia (56.000, delle quali 28.000 provenienti dalla Tunisia). A Malta e in Grecia sono giunti rispettivamente 1.574 e 1.030 migranti. La grande maggioranza è è però sbarcata nella prima metà dell’anno. Da metà agosto fino alla fine dell’anno sono arrivate solo tre imbarcazioni.C’è poco da tirare il fiato. Il 2012 è cominciato con un barcone sparito e due avvistati prima di inabissarsi. In 140 si sono salvati, degli altri 55 si aspetta che il mare restituisca i corpi.
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