martedì 3 agosto 2010
Fieg, Uspi, Mediacop e Fnsi giovedì a Palazzo Chigi per affrontare i preoccupanti effetti prodotti dagli ultimi interventi. Il nodo dei settimanali cattolici e quello delle pubblicazioni delle associazioni.
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Forse si apre uno spiraglio a Palazzo Chigi per evitare che venga commesso il delitto mediatico. Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, ha convocato per giovedì incontri informali e separati le parti sociali, vale a dire Fieg, la federazione degli editori, Uspi, che rappresenta le piccole testate periodiche, Mediacop, il cartello delle pubblicazioni delle cooperative, e la Fnsi, il sindacato dei giornalisti. La convocazione alla vigilia delle vacanze d’agosto è indice della gravità della situazione.Sul tavolo, le drammatiche conseguenze dei rincari postali e i futuri, ulteriori tagli all’editoria che ridurranno a 75 milioni i contributi, tutti nodi di un settore in profonda crisi. E per il quale gli effetti dei rincari dei servizi postali, causati dal decreto interministeriale che ha sospeso dal 1° aprile le tariffe agevolate per l’editoria, sono stati devastanti. Aumenti che, uniti alla incombente decisione delle Poste di non effettuare più consegne al sabato, stanno mettendo in ginocchio varie testate nazionali e soprattutto le voci più piccole, a cominciare dai settimanali diocesani. Misure che in queste settimane hanno già provocato sospensioni delle pubblicazioni tra le testate dell’associazionismo.Bonaiuti ha chiari i termini del problema e sa che deve affrontare un altro scoglio, la riforma complessiva del settore a fronte di nuovi tagli. Gli addetti ai lavori ipotizzano che il contributo statale per l’editoria sia stato infatti sforbiciato a 70 milioni di euro. Due anni fa erano stati stanziati 250 milioni, l’anno scorso 120. Ma 30 dovrebbero andare a rimborsare le testate non profit e 20 alla Rai.Quanto all’aumento delle tariffe postali, gli editori chiederanno all’esecutivo un decreto che accompagni l’ipotesi di rimodulazione concordata con le Poste e definita dalla stessa Fieg «il minore dei mali possibili». La bozza, ricordiamo, prevede quattro punti. Primo, la conservazione dell’attuale struttura delle tariffe in base ai volumi di spedito e al riconoscimento degli sconti percentuali a compensazione dei costi sostenuti dagli editori per il decentramento della postalizzazione. Secondo, l’introduzione di una ulteriore differenziazione tariffaria in base alle aree di destinazione degli abbonamenti (area metropolitana, capoluoghi di provincia e aree extraurbane). Quindi, a partire dal primo settembre e per 12 mesi, un incremento del 38% medio della tariffa agevolata applicata fino al 31 marzo 2010, mentre la tariffa intera, dal primo aprile, ha causato un aumento del 100-120%. L’ultimo punto prevede un incremento ulteriore, a partire dal 1° settembre 2011, del 17% della tariffa applicata dal primo settembre 2010.La Fieg ha sottolineato più volte l’importanza di un decreto in tempi celeri. Una nota diramata domenica scorsa parla di «promesse disattese» al momento del governo ed è chiara: «Ogni giorno che passa si aggrava il danno delle imprese».
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