giovedì 12 agosto 2010
Il piano prevede l’aumento delle tariffe al 38% fino al primo settembre 2011. Da quella data scatterà un ulteriore rincaro del 17%. Via libera dalla presidenza del Consiglio. Ma i tempi slittano ancora: l’accordo dovrebbe entrare in vigore soltanto dal prossimo 15 settembre.
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Mezzo passo avanti per ridurre il danno prodotto dall’aumento delle tariffe di spedizione postale e scongiurare il "delitto mediatico". Ieri la presidenza del Consiglio ha autorizzato l’amministratore delegato di Poste italiane a firmare l’intesa siglata dalla Fieg a fine luglio per ridurre gli aumenti. Ma le attese degli editori, del sindacato dei giornalisti e del terzo settore non sono ancora state accolte. Infatti, complici le ferie d’agosto, l’intesa entrerà in vigore non prima del 15 settembre. Le parti, una volta raggiunto l’accordo – definito comunque «male minore» e non la soluzione – avevano chiesto la scorsa settimana che l’esecutivo riuscisse invece a renderla operativa dal primo settembre. Cosa prevede l’accordo tariffario? Dopo che lo scorso 31 marzo il ministero dell’Economia, per decreto, ha tagliato le agevolazioni per le spedizioni postali, le tariffe sono di colpo aumentate del 120%. L’intesa contiene in sostanza l’aumento al 38% fino al primo settembre 2011. Da quella data scatterà un ulteriore rincaro del 17%. I danni fin qui registrati da testate piccole e grandi, commerciali o senza scopo di lucro sono ingenti. Ad esempio diversi settimanali diocesani, molte riviste missionarie e di congregazioni religiose e la stampa associativa hanno sospeso le pubblicazioni in attesa degli eventi. Notevoli le perdite subite anche da quotidiani e periodici, locali e nazionali, i quali non hanno potuto calcolare gli aumenti negli abbonamenti per il 2010. Da qui la richiesta al governo di rendere operativa al più presto l’intesa siglata a luglio per evitare chiusure e ricadute occupazionali. Le parti sociali lo hanno ribadito una settimana fa a Palazzo Chigi a Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all’Editoria, chiedendogli un decreto per applicare le nuove tariffe dal primo settembre. Bonaiuti ha spiegato che gli ostacoli per la Presidenza del Consiglio non erano politici, bensì amministrativi. A questo punto, poiché la questione coinvolge il dicastero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti, azionista unico di Poste italiane, è stato chiesto l’intervento di Gianni Letta per indicare la strada da percorrere. Due gli ostacoli da evitare, una vertenza con Bruxelles per aiuti di Stato alle aziende editoriali e il rischio di configurare un monopolio delle Poste. Ieri da Letta via libera alla mappa per ridurre i danni. In soldoni, prima la firma dell’intesa da parte di Massimo Sarmi, ad di Poste Italiane, a patto che questo non comporti oneri aggiuntivi per le casse dello Stato. Quindi il governo emanerà il decreto legge che renderà operativo il nuovo assetto tariffario. Passo avanti a metà, dunque, perché si è sbrogliata la matassa giuridica e burocratica, ma per problemi tecnici i tempi si allungano a metà settembre, sempre che le Poste firmino l’intesa entro fine agosto. Resta da sciogliere il nodo delle testate non profit. Il 24 giugno Berlusconi aveva firmato un decreto che consegnava al mondo associativo e solidale 30 milioni come rimborso dell’aumento improvviso delle spedizioni. Poi non si era saputo più nulla. Palazzo Chigi ha chiarito che il decreto attende la «bollinatura» del ministero dell’Economia, vale a dire l’ingresso nelle casse statali del fondo di copertura. Sarà quindi Giulio Tremonti a indicare la data del rimborso. Due le opzioni, il 30 settembre o il 30 novembre, data che, però, potrebbe «uccidere» molte voci libere del panorama italiano.
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