sabato 6 ottobre 2018
La Commissione ricorda che lo sforzo raccomandato all'Italia è di assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta non superi lo 0,1% nel 2019
Lettera a Roma. Valdis Dombrovskis (a sinistra) e Pierre Moscovici (Ansa)

Lettera a Roma. Valdis Dombrovskis (a sinistra) e Pierre Moscovici (Ansa)

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Gli obiettivi di bilancio dell’Italia paiono «a prima vista» puntare «a una deviazione significativa dal percorso raccomandato dal Consiglio» europeo. E ciò «è una fonte di seria preoccupazione». È il messaggio contenuto nell’attesa lettera della Commissione Europea, resa nota venerdì sera e firmata dal vice presidente Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. In due pagine, i commissari rispondono a stretto giro alla missiva inviata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, chiedendo al governo italiano di «assicurare che la bozza di legge di stabilità sarà in linea con le regole comuni di bilancio». In serata, prima che fosse resa nota la lettera, il ministro Tria, davanti alle telecamere del Tg1, si era detto «ottimista», aggiungendo: «Le preoccupazioni non credo siano fondate...» perché «la manovra aumenta moderatamente il deficit di bilancio ma allo stesso tempo consente un calo del debito/Pil».

E sabato mattina la risposta del vicepremier Di Maio: "Ci aspettavamo che questa manovra non piacesse a Bruxelles, adesso inizia la fase di discussione con la commissione europea ma deve essere chiaro che indietro non si torna. Questo governo non arretra".

Intervenuto alla festa nazionale di Coldiretti a Roma, a chi gli ha chiesto se l'Italia ha un piano B, Di Maio ha risposto: "Le previsioni non si fanno sui se. Noi siamo convinti che quello sarà il tasso di crescita e con quella crescita noi riusciremo a ripagare il debito e ad abbassare il deficit. Non c'è nessun piano B".

Alla lettera dei commissari si aggiunge la voce del presidente della Commissione stessa, Juncker "Non ho paragonato l'Italia alla Grecia", ma certamente "l'Italia si trova in una situazione difficile". "Non spetta alla Commissione" entrare nel merito delle misure inserite in manovra come la flat tax o il reddito di cittadinanza ma "spetta ai politici italiani impostare misure che consentano all'Italia di rimanere entro gli obiettivi di bilancio concordati".

Il "warning" di Bruxelles

Il tenore della lettera della Ue conferma, mettendolo nero su bianco, quanto già si era intuito nei giorni scorsi: la Commissione non ha intenzione di cedere allo strappo del governo giallo-verde. «Prendiamo nota – scrivono i commissari – dell’intenzione del governo di rivedere gli obiettivi fiscali per il 2019-2021 rispettivamente al 2,4%, 2,1% e 1,8%» e «di deviare dalla convergenza precedentemente annunciata» rispetto all’obiettivo di medio termine di un bilancio in pareggio in termini strutturali (al netto di fattori ciclici e una tantum ndr)». La Commissione lamenta il deterioramento del deficit strutturale dello 0,8%, invariato per il 2020-21, mentre la raccomandazione Ue, approvata all’unanimità dall’Ecofin, «chiede all’Italia di assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria non superi lo 0,1% del pil nel 2019, pari a un aggiustamento strutturale dello 0,6% del pil nel 2019» (in realtà Bruxelles era pronta ad accontentarsi di un aggiustamento dello 0,1%, per un deficit all’1,6%).

I prossimi passi

La Commissione rimane «disponibile a un dialogo costruttivo». Ma l’invito resta quello a modificare l’impianto della manovra: «Chiediamo alle autorità italiane di assicurare che la bozza di legge di bilancio (da inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre, ndr rispetti le regole di bilancio». A quel punto, la Commissione avrà una settimana per chiedere informazioni al governo. Ed entro il 29 ottobre, potrà emettere un parere negativo e chiedere al governo una nuova versione del progetto di legge di bilancio, da presentare entro tre settimane. L’opinione negativa rappresenterebbe una bocciatura, finora senza precedenti dall’introduzione delle nuove regole di governance della zona euro post crisi. Un altolà al quale, secondo alcuni rumours, il governo italiano potrebbe rispondere con un "gesto forte": fonti parlamentari, ieri, ipotizzavano l’assenza del premier Giuseppe Conte al prossimo Consiglio europeo del 18 ottobre. Voci che però fonti di Palazzo Chigi, interpellate da Avvenire, definiscono «infondate per ora».

Nuovo scontro Salvini-Juncker

La «grave preoccupazione» della Commissione chiude una giornata iniziata sul filo dell’alta tensione fra Roma e Bruxelles. A dare la prima scossa, è stato il vicepremier Matteo Salvini. Dal Circo Massimo, nel mezzo di un evento mattutino della Coldiretti, il leader leghista si è rivolto al presidente dell’esecutivo Ue Jean-Claude Juncker e al commissario Moscovici, accusandoli di aver «rovinato l’Europa e il nostro Paese». La risposta del lussemburghese Juncker non si è fatta attendere: «Spero che lui non dovrà mai rimuovere il cumulo delle macerie». Nel pomeriggio Salvini ha controreplicato, definendo «incredibili e inaccettabili le minacce che ogni giorno arrivano da Bruxelles» e aggiungendo: «Le uniche macerie che dovrò raccogliere sono quelle del bel sogno europeo, distrutto da gente come Juncker».

I timori dei mercati

Uno scenario rispetto al quale i mercati stanno reagendo con preoccupazione: venerdì, ancor prima della comunicazione da Bruxelles, il differenziale tra Btp e Bund tedesco ha chiuso a 285 punti base, dopo aver toccato un massimo sopra i 290.


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