martedì 16 aprile 2019
Le stime dell'Upb nelle audizioni in Parlamento. Bankitalia e Istat: migliorata l'attività economica nel primo trimestre 2029
La manovra 2020 parte da 25 miliardi senza contare la flat tax
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La manovra 2020 "si prefigura come un puzzle complesso", che richiederà "una chiara definizione delle priorità politiche”. Lo ha affermato l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) nel corso delle audizioni in Parlamento sul Def. "Dovrebbero essere individuate misure per circa 25 miliardi nel 2020, che salirebbero a circa 36 miliardi nel 2021 per raggiungere circa 45 miliardi a fine periodo", osserva l'Ufficio. Cifre che non comprendono le "ulteriori misure compensative" per finanziare la flat tax. Inoltre nel “quadro programmatico di finanza pubblica esiste un concreto elemento di rischio correlato all'eventualità che il programma di privatizzazioni (17,8 miliardi nel 2019 e 5,5 nel 2020) possa rivelarsi in tutto o in parte inattuabile", ha affermato ancora l’Upb.

Per la Banca d’Italia il taglio delle tasse annunciato è condivisibile ma non va fatto in deficit. La riforma andrebbe finanziata “con una revisione complessiva delle agevolazioni fiscali”. Mentre riduzioni del carico fiscale se non compensate da razionalizzazioni della spesa o delle cosiddette “spese fiscali”, condurrebbero ad “aumenti del disavanzo non compatibili con la riduzione del peso del debito pubblico”. Riguardo al quadro generale secondo la Banca d’Italia, “lo scenario macroeconomico presentato nel Def tiene conto in modo realistico della congiuntura ed è complessivamente condivisibile”. Esso però è “soggetto a rischi rilevanti, che possono provenire da un peggioramento del contesto globale e da un più accentuato deterioramento della fiducia delle imprese». Per adesso «il buon risultato della produzione industriale in febbraio suggerisce che la crescita del Pil potrebbe essere in ripresa nel primo trimestre», mentre «altri indicatori restano però deboli». Anche l'Istat ha rilevato un miglioramento dell'attività economica nel primo trimestre.

Bankitalia ha sottolineato inoltre che l’elevato livello dello spread inciderà negativamente, e in misura crescente, sulla crescita negli anni successivi al 2019. In particolare, un aumento permanente dello spread pari a 100 punti base, come quello attuale, riduce la crescita di '0,1 punti percentuali dopo un anno e a 0,7 dopo tre anni.

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