venerdì 22 ottobre 2010
Il testo siglato dai ministri Romani e Tremonti. Via libera ai nuovi tetti, con aumenti medi del 38%. A settembre 2011 previsto un ulteriore rialzo del 17%. Ridotto il danno rispetto al blitz che ad aprile aveva prodotto una mortale stangata sulle spedizioni.
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Diventano effettive le nuove tariffe postali per la stampa. Con un ritardo di qualche giorno è stato firmato ieri dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e dal collega del Tesoro, Giulio Tremonti, il decreto che mantiene le garanzie date dal governo dopo il blitz che, il 1° aprile scorso (e senza alcuna preventiva consultazione delle categorie interessate), cancellò le vecchie agevolazioni provocando un improvviso aumento fino al 100-120%. Le nuove tariffe, che di fatto si limitano a ridurre il danno procurato, saranno applicabili secondo il decreto (che aveva già ricevuto il parere favorevole di Paolo Bonaiuti, sottosegretario con delega all’editoria), in via retroattiva dal 1° settembre del 2010. Il comunicato congiunto diffuso dal ministero e da Palazzo Chigi afferma che si è potuti arrivare a questa «conclusione» recependo l’accordo raggiunto il 21 luglio «tra le associazioni degli editori, in particolare la Fieg, l’Uspi, l’Anes, la File e la Fisc e Poste Italiane». E consentendo «di ottenere tariffe compatibili sia con le esigenze degli editori, sia con i vincoli generali di bilancio pubblico».Insomma, appunto, una riduzione del danno. I contenuti dovrebbero, pertanto, essere rimasti immutati. L’intesa di luglio prevedeva un aumento tariffario del 38% in media annua per il periodo da settembre al 31 agosto 2011 e un rialzo ulteriore del 17% medio a partire da settembre 2011. C’è inoltre una differenziazione delle tariffe a seconda della destinazione degli abbonamenti, con un incremento medio più basso, del 24%, nelle aree metropolitane che poi sale al 29% nei capoluoghi di provincia e al 43% nelle aree extra-urbane. Era stata poi una successiva legge, la 163 pubblicata il 5 ottobre sulla "Gazzetta Ufficiale", ad affidare a un decreto interministeriale (quello firmato ieri, appunto) la determinazione delle tariffe massime, senza più oneri a carico dello Stato.«Soddisfazione, se il decreto ricalca in effetti l’accordo di luglio», è stata manifestata da don Giorgio Zucchelli, presidente della Federazione di quei settimanali cattolici (a cui aderiscono 188 testate) che sono stati fra i più colpiti nell’arco di questi mesi, molti messi a rischio di sopravvivenza e quasi tutti con contrazione del numero di pagine e di uscite. Anche per lui, insomma, la "riduzione del danno" è un esito che si può considerare positivo e «un riconoscimento speciale» va dato «alla vicinanza giuntaci dal ministro del Lavoro, Sacconi». Zucchelli ha sottolineato in particolare la norma che dovrebbe equiparare alle tariffe (inferiori) applicate ai quotidiani quelle dei periodici che sono in possesso di 4 elementi: almeno un’uscita settimanale, misure pari a 28x38 centimetri, un minimo di 16 pagine e una distribuzione al 90% dentro i confini regionali. Un’equiparazione che, secondo Zucchelli, dovrebbe contribuire a limitare ulteriormente il danno comunque prodotto dall’aumento "calmierato" previsto dal decreto. Inoltre questi periodici portano a casa la garanzia, da parte di Poste, di una distribuzione entro il giorno successivo alla consegna.Peraltro questa vicenda degli abbonamenti postali rappresenta solo uno spicchio, per quanto importante, della più generale partita dei fondi all’editoria, che vede da mesi impegnata anche la Fnsi (il sindacato dei giornalisti) e Mediacoop. In una tabella della recente Legge di stabilità, il governo avrebbe confermato in non più di 195 milioni di euro i finanziamenti stanziati per i giornali nel 2011. Ma in realtà si ridurrebbero a 150 circa, considerando che con questa voce si vogliono pagare anche i costi del contratto di servizio pubblico con la Rai.
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