giovedì 31 ottobre 2013
​Il "verdetto" della Giunta per il regolamento passa per un voto, 7 contro 6. Schifani: «Giorno nero per la democrazia, non sarà senza conseguenze».
Berlusconi torna alla carica: vuole lo strappo 
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​Sette voti contro sei. La giunta per il regolamento per il Senato ha stabilito che la decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare, prevista dalla legge Severino per i condannati in via definitiva, dovrà essere votata dall’aula con il voto palese. Una decisione che rispetta i pronostici della vigilia, ma che ha scatenato durissime reazioni da parte di tutti gli esponenti del Pd, sia dei "falchi" che delle "colombe". Che hanno parlato di strappo inaccettabile, di vulnus alla democrazia, e hanno minacciato conseguenze politiche. Compreso il segretario Angelino Alfano, che ha protestato: «La decisione di Sc e Pd di sostenere il voto palese col M5S è la violazione del principio di civiltà che regola, da decenni, il voto sulle singole persone e i loro diritti soggettivi». Ancora più duro il capogruppo al Senato Renato Schifani, che non ha risparmiato il presidente Grasso: «Una pagina buia. Sono state violate le regole, con grave responsabilità dello stesso presidente del Senato. Il regolamento è stato interpretato a uso e consumo del Pd per colpire Silvio Berlusconi. La giornata di oggi non potrà non avere conseguenze. Daremo risposte concrete con il massimo della determinazione». La giunta per il regolamento, ieri mattina, ha dunque approvato con lo scarto di un solo voto un documento di mezza paginetta, che in sostanza definisce il voto sulla decadenza introdotta dalla legge Severino non un voto su una persona, ma «l’espressione di una prerogativa dell’organo parlamentare a tutela della legittimità della propria composizione». In altre parole, secondo l’interpretazione prevalsa, l’aula non è chiamata in qualche modo a "condannare" o "assolvere" Silvio Berlusconi, che è già stato giudicato dai giudici (in questo caso il voto dovrebbe essere segreto); ma a prendere atto che un condannato in via definitiva per reati di corruzione non è più compatibile con l’incarico di parlamentare. Ma, certo, nella decisione della Giunta hanno pesato anche ragioni politiche e di schieramento. Lega e Pdl erano schierati per il voto segreto; Pd, Sel e M5S per quello palese. L’esponente della Svp Zeller si è schierato con i primi. Linda Lanzillotta (Scelta Civica) ha sciolto la riserva ieri mattina, facendo pendere la bilancia a favore della votazione palese.

Francesco Russo, relatore pd in Giunta difende la scelta effettuata: «La decisione è stata presa basandosi sulle regole e sui precedenti in Senato, non si è trattata di una decisione politica. Per cui nessun accanimento e nessun privilegio». Anche il segretario del Pd Gugliemo Epifani interviene sulla vicenda: «Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti». Ora la palla passa alla conferenza dei capigruppo che dovrà decidere la calendarizzazione del voto in aula. M5S, Pd e Sel spingono perché avvenga al più presto. La decisione della Giunta ha, almeno per quest’occasione, ricompattato falchi e colombe del Pdl, che si sono schierati a fianco di Berlusconi. Eccone i commenti più salaci. Giacomo Caliendo: «Decisione basata sull’odio, non sulla giustizia». Gianfranco Rotondi: «Atto squadristico». Alessandro Pagano: «Orribile nefandezza». Elvira Savino: «Scempio». Stefania Prestigiacomo: «Schiaffo». Daniele Capezzone: «Barbarie». Anna Maria Bernini: «Mostro costituzionale». Ma l’Oscar per il più originale va a Francesco Paolo Sisto: «Rito di magia nera parlarmentare».

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