giovedì 19 settembre 2013
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Era iniziata fra le polemiche ed è terminata allo stesso modo, la lunga giornata della Giunta per le Elezioni del Senato, conclusa con un voto serale che ha respinto la relazione del senatore del Pdl, Andrea Augello che chiedeva la convalida dell’elezione di Berlusconi. Su 23 senatori, i no (espressi da Pd, Sel e M5S) sono stati 15, un solo voto a favore, mentre i rappresentanti dei gruppi di Pdl, Lega e Gal sono usciti in anticipo, in segno di protesta. A restare è stato il relatore Augello: «Le ragioni del diritto sono state piegate dai numeri. La pressione esterna è stata il ventiquattresimo giudice che ha condizionato la Giunta». Il nuovo relatore è il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel), che ha anticipato il calendario dei prossimi giorni: «Ora si apre la procedura di contestazione, che prevede una seduta pubblica che si potrà tenere tra non prima di dieci giorni. Nella procedura si potrà costituire Silvio Berlusconi, coi suoi legali, e la controparte sarà il primo dei non eletti in Molise». Poi «ci sarà una camera di Consiglio e la giunta deciderà sulla contestazione», ha concluso Stefano, che oggi si recherà dal presidente del Senato Pietro Grasso «per concordare il calendario della seduta pubblica». Quello di ieri è solo il primo passo dell’iter che dovrà portare il Senato a pronunciarsi sulla decadenza, e conseguente incandidabilità dell’ex premier, condannato definitivamente dalla Cassazione per frode fiscale e soggetto dunque al divieto fissato dalla legge Severino. La seduta del voto, a San’Ivo alla Sapienza, era iniziata alle 21, ma sin dal mattino, il Pdl aveva manifestato insofferenza. Ad ogni gruppo parlamentare toccavano infatti 10 minuti per le dichiarazioni di voto, aveva spiegato il presidente Dario Stefano (Sel), non escludendo che i membri della Giunta potessero pronunciarsi con voti separati su due questioni preliminari (possibilità di ricorso alla Consulta e possibilità di ricorso alla Corte di Lussemburgo) più il voto finale sulla relazione di Augello. Una incertezza che ha fatto innervosire il centrodestra: «Le premesse non sono buone», ha commentato Lucio Malan (Pdl).La tensione è inevitabilmente cresciuta dopo il video messaggio del Cavaliere, ma il Pd ha continuato a rivendicare il diritto di decidere senza ondate emotive: «La giunta va avanti, non contro, ma per il rispetto della legge e della Costituzione. L’intervento di Berlusconi prima della giunta? Irrilevante», ha commentato la vicepresidente dell’organismo, Stefania Pezzopane. Stessi toni da parte di Felice Casson: ciò che accade in Giunta «non riguarda e non ha mai riguardato situazioni di Governo e situazioni economiche. Ora la nuova relazione verrà scritta dal presidente Stefano e dovrà essere messa ai voti, si calcola intorno ai primi di ottobre. Solo dopo, forse a metà mese, toccherà al Senato dire la parola definitiva sulla questione, forse a voto segreto, se lo richiederanno almeno 20 membri dell’assemblea.
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