venerdì 11 luglio 2014
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«Bisogna uscire da una situazione di equivoco e di confusione che tanti danni provocano alle indagini. E ricordiamolo che dove non c’è una norma ferma e chiara prosperano i traffici illegali». È durissimo il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho sullo stato delle indagini in tema di sostanze stupefacenti. «Indubbiamente la decisione della Consulta rende più difficile il nostro lavoro ma, lo ripeto, quello che manca è soprattutto la chiarezza. Bisogna fare una scelta a monte. Le droghe cosiddette leggere sono gravemente lesive della capacità fisica e psichica degli uomini o no? Se si decide di sì, e io lo penso, il contrasto va però fatto in modo fermo e efficiente». E comunque, ci tiene a precisare il procuratore, «la legalizzazione delle droghe leggere non toglierebbe gli affari alle mafie. Anzi il contrario, come ha dimostrato la legalizzazione del gioco d’azzardo. Le mafie creerebbero comunque un mercato parallelo a prezzi più bassi, speculando soprattutto sulla fidelizzazione dei tossicodipendenti». Insomma, taglia corto, «non si fanno leggi a favore dei delinquenti». E il magistrato non si ferma qua, parlando di «mine vaganti che rendono sempre più difficile il contrasto a questa forma di criminalità. Come l’articolo 8 del decreto legge 92 del 26 giugno scorso sui risarcimenti ai detenuti per il sovraffollamento delle carceri».Cosa c’è che non va procuratore? Si dice che non può essere applicata la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni. Ma come si fa a capirlo? E poi resterebbero fuori proprio tante persone che hanno commesso reati di droga. Per risolvere i problemi delle carceri non si possono, lo ripeto, fare leggi a favore dei delinquenti.Ma dopo la sentenza della Consulta serve una nuova legge?La Consulta, giustamente, interviene sulla malattia, sull’incostituzionalità, ma poi tocca al legislatore intervenire per colmare il vuoto evitando conseguenze sul sistema generale che già stiamo vedendo. Ma, lo ripeto, senza equivoci. Siamo davvero allo stremo. Da un lato leggi sbagliate e dall’altra la mancanza di risorse per le indagini...Ma il governo non aveva promesso nuovi uomini?Dovevano arrivare in Calabria 500 uomini poi saliti a 800 ma ancora non li abbiamo visti. Nulla. E allora le faccio qualche esempio. Vogliamo usare sistemi alternativi al carcere? Bene, ma serve personale. Che non c’è. E ancora. Siamo giustamente impegnati per l’emergenza immigrati, un dramma che l’Italia sta affrontando da sola. Ma questo distoglie tanti uomini dal contrasto alla criminalità organizzata, in particolare qui in Calabria contro la ’ndrangheta che così agisce quasi indisturbata.Solo una questione legata alle emergenze?No. Non c’è attenzione sulla ’ndrangheta. Noi lo rileviamo sul territorio ed è un disastro. Ma noi non molliamo e continueremo a fare il nostro dovere fino in fondo. Ma il Governo e il Parlamento ci aiutino con più mezzi e leggi chiare.
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