martedì 6 settembre 2022
L'ex sindaco di Napoli guida la lista "Unione popolare", che unisce sigle della sinistra radicale: "Ma su no alle armi, ambiente e giustizia sociale chiediamo un voto oltre gli steccati ideologici"
Luigi de Magistris

Luigi de Magistris - Ansa

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L’«impresa» di raccogliere le firme in pieno agosto è riuscita e ora Unione popolare, la lista più a sinistra delle prossime elezioni, lancia la sfida per raggiungere quel 3% che serve ad avere una rappresentanza parlamentare. Il front-runner è Luigi de Magistris, per due mandati sindaco a Napoli, che è riuscito a raccogliere nella lista l’esperienza maturata dalla sua rete politica, Dema, da Potere al popolo, Partito della Rifondazione comunista e Manifesta. «In Parlamento una vera forza di sinistra manca da troppo - dice l’ex magistrato -, ma le nostre priorità parlano a tutti. Unione popolare parla con coerenza di pacifismo, è nettamente ambientalista, vuole l’attuazione della Costituzione per quanto riguarda la giustizia sociale ed economica, la solidarietà… Sono valori condivisibili oltre rigidi steccati ideologici».

Perché, su questo campo, non si è formata una coalizione con M5s e Sinistra italiana?

Io per primo ho lanciato un appello pubblico a Conte. Avevo colto il segnale politico dell’allontanamento dal governo Draghi, sebbene ciò sia accaduto in modi ambigui che hanno spalancato le porte alla destra-centro. A questo appello, però, Conte ha risposto con il silenzio. Ne deduco che il suo sia solo un riposizionamento elettorale, per poi tornare a dialogare con il Pd dopo il voto. Il mio appello era rivolto anche a Sinistra italiana che però ha preferito le poltrone sicure insieme a un partito, il Pd, che la pensa diversamente da loro su tutto, dall’invio delle armi agli inceneritori. Insomma noi non ci siamo arroccati, anzi.

Ora Conte dice che chi è di sinistra deve votare i 5s.

Può sostenerlo solo chi ha la memoria corta. Durante il Conte I, a gennaio 2019, con meno 5 gradi, da Roma mi ordinarono di chiudere il porto ai migranti. Io disobbedii, e lo rivendico.

Nel vostro programma è previsto l’immediato stop all’invio delle armi all’Ucraina. Come pensate si possa risolvere questo conflitto?

Non solo diciamo "stop alle armi". Noi diciamo anche: stop all’aumento delle spese militari secondo le indicazioni Nato. E stop alle sanzioni perché non colpiscono gli oligarchi né stanno isolando Putin e il governo russo, anzi, stanno solo rompendo da dentro i Paesi europei. E la Russia nemmeno ha ancora usato per davvero l’arma di toglierci il gas: un’arma letale perché non possiamo farne a meno. Chi dice che sopperiremo con i rigassificatori dimentica di dire che queste strutture, a prescindere che si sia favorevoli o contrari, non nascono dalla sera alla mattina.

Questi sono i "no". Ma la proposta?

Proponiamo una Conferenza di pace a Kiev che faccia dell’Ucraina uno Stato neutrale e sovrano, con una forte autonomia di Donbass e Crimea e faccia partire la corsa al disarmo. Ma ci vuole l’Europa per arrivare a questo. Ora abbiamo un’Europa assente e silente rispetto alle posizioni di Biden, che assiste impotente a opposti imperialismi che stanno usando l’Ucraina per fare a braccio di ferro. Biden, Zelensky, Putin e la Nato hanno deciso che l’Ucraina doveva essere la nostra Afghanistan. Dalle parti nostre si dice stanno facendo "a chi sono io e a chi sei tu".

Lei parla di opposti imperialismi, ma non è preoccupato dalle teorie della supremazia che muovono le mosse di Mosca?

C’è il neoimperialismo di Putin, oggettivo, evidente, con una guerra scatenata contro le regole del diritto internazionale. E mi preoccupa, certo. Ma c’è anche quello degli Usa, che si esprime attraverso l’espansione della Nato. E c’è la Cina, che sinora è stata equilibrata sulla vicenda ucraina e che forse proprio per questo equilibrio viene ora provocata dagli americani su Taiwan. Sono questi i motivi per cui sono fortemente critico verso la politica estera del nostro governo: non solo per la palese inadeguatezza del ministro degli Esteri, ma anche perché Draghi ha rinunciato completamente a esprimere quell’autonomia storica e meritoria della nostra diplomazia.

Si va al voto con la nuvola nera del caro-gas sulla testa del Paese…
Sì, e il governo è stato ingannevole nel silenzio. Mentre altri Paesi preparano e comunicano da tempo piani di razionamento, il nostro è stato zitto ad aspettare che arrivasse la tempesta.

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