domenica 30 agosto 2020
La gestione dell'emergenza Covid ha creato un solco tra il governatore uscente e gli sfidanti Caldoro e Ciarambino. Salvini in affanno, polemiche e querele su un sondaggio che dà la Lega sotto il 5%
A sinistra Caldoro, a destra De Luca. Immagine di repertorio

A sinistra Caldoro, a destra De Luca. Immagine di repertorio

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Se c'è un fatto politico che il Covid-19 ha determinato al 99,9%, quello è la ricandidatura da netto favorito di Vincenzo De Luca a governatore della Campania. A metà febbraio, la tratta Napoli-Roma era caldissima. Da un lato l'ex sindaco di Salerno impegnato in un braccio di ferro con i vertici nazionali del suo partito, il Pd, per incassare la chance del secondo mandato. Dall'altro i leader nazionali dem e 5s a un passo dall'accordo sulla candidatura dell'attuale ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Poi, appunto, il virus. Che ha trasformato lo "sceriffo" De Luca in una star planetaria, tale da incassare i complimenti di Naomi Campbell per quel mix tra pugno duro e teatro che sono diventate le sue dirette social.

Così è nato il De Luca ter, la terza candidatura dell'ex sindaco di Salerno alla guida della Regione Campania. E così sono nate, di riflesso, le altre due candidature di peso. Il centrodestra ha fatto fatica a trovare un nome che si intestasse una possibile sconfitta, e così è tornato su Stefano Caldoro, anch'egli alla terza candidatura (la prima volta, nel 2010, vinse lui; nel 2015, invece, vinse De Luca). Anche M5s, appassitasi la possibile alleanza con il Pd, è rimasta sulla tradizione: la candidata, come cinque anni fa, è di nuovo Valeria Ciarambino, fedelissima di Luigi Di Maio. Con una postilla rilevatrice: esattamente come nel 2015, l'alfiera pentastellata, prefigurando la terza posizione dietro De Luca e Caldoro – piazzamento che non dà diritto ad entrare in Consiglio regionale – si è messa anche come capolista 5s per cercare di essere eletta con le preferenze.

Si potrebbe dire: quadro immobile. In realtà, la mobilità è totale. Perché con il governatore uscente ci sono ben 15 liste. E a partire proprio da quelle di diretta ispirazione deluchiana, carica a bordo potenti acchiappavoti provenienti da Forza Italia. Non solo: il governatore ha stretto patti di ferro con sindaci di ogni colore politico. Anche la lista renziana non trascura innesti di ex berlusconiani. E a tutto questo si accompagna il sostegno di Ciriaco De Mita, Paolo Cirino Pomicino, Clemente Mastella. Una macchina da consenso che alla fine il Pd ha subìto senza protestare e che De Luca è convinto di governare mettendo al centro del tavolo un potente catalizzatore: i fondi Ue in arrivo dal Recovery fund. Secondo alcune stime, la Campania beneficerà di almeno 15 miliardi di euro.

Il centrodestra, che sino a febbraio sperava nel ribaltone, è unito ma in affanno. Soprattutto, lo è Matteo Salvini. Alcuni sorprendenti e contrastati sondaggi lo danno addirittura sotto il 5% rispetto al 19,2% delle Europee 2019. Pare troppo anche agli avversari. E la stessa Lega annuncia querele contro chi ha rilevato il dato. Ma un travaso verso FdI è in corso: il partito di Meloni lievita verso il primato nel centrodestra regionale, sebbene FI non molli. Uno scenario che indebolirebbe Matteo Salvini.

È una competizione, in ogni caso, in cui i partiti vanno via defilandosi. Ci sono le polemiche e attacchi al governatore uscente sulle inchieste riguardanti il Covid hospital di Ponticelli. C'è un sussulto degli sfidanti in giorni in cui i contagi nella Regione registrano un'impennata. E De Luca vive un reale affanno per la riapertura delle scuole. Ma la verità è che la testa dei partiti è già alle comunali di Napoli 2021. Il decennio - De Magistris si sta concludendo con defezioni politiche e prese di distanza della società civile. È al capoluogo che Pd e 5s ormai puntano palesemente, è già aperta la caccia a un candidato sindaco unitario (De Luca permettendo, dato che il governatore ha ormai sul territorio un suo radicato partito personale). Idem nel centrodestra: la parola chiave, su entrambi i fronti, è «civico». Sarà Napoli, insomma, uno dei campi di battaglia del nuovo bipolarismo.

L'altro effetto di Covid-19 è aver messo sotto il tappeto problemi irrisolti. Alla questione sociale De Luca ha risposto spostando in pieno lockdown poste di bilancio verso bonus e indennizzi. Non basta. «Serve una visione, non soldi a pioggia», scrive l'Azione cattolica campana in un documento sulle Regionali. E anche sulla questione ambientale il governatore ha fatto meno di quanto promesso: roghi, bonifiche, impianti, ecoballe. «Qui le mascherine servono per i roghi tossici», ha tuonato il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, nel giorno della festa dell'Assunta. Denunciando un «disegno diabolico che vuole fare del nostro territorio il polo dei rifiuti della Campania». Parole durissime pronunciate nella città in cui papa Francesco sarebbe dovuto venire il 24 maggio per celebrare i cinque anni della Laudato si'. Segno di contraddizioni irrisolte e che, quando l'emergenza Covid sarà superata, rischiano di essere ancora più acute.

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