lunedì 8 aprile 2013
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È la partecipazione «il punto sul quale si può immaginare di riorganizzare la società italiana dopo le situazioni che sta attraversando». Ne è certo Philippe Daverio, critico d’arte, conduttore televisivo e docente francese naturalizzato italiano: «La partecipazione è l’unica cura possibile all’egoismo "grilliano"», aggiunge.Daverio, Eurostat annota che siamo il fanalino di coda europeo quanto a spesa per scuola e cultura. Che ne dice?L’Italia in campo scolastico non è che spenda meno degli altri, ma molto male rispetto a loro.Cioè?Abbiamo un insegnante ogni undici allievi, i tedeschi uno ogni sedici, per esempio. E poi spendiamo meno anche perché mandiamo molta gente meno a scuola: pensiamo all’università, dove abbiamo il sette per cento di una generazione che va all’università, i tedeschi il ventuno per cento.E sul fronte della cultura, dove la situazione è ormai poco meno che drammatica?Qui bisogna stare più attenti. La Germania spende per la cultura otto miliardi e mezzo di euro, quella della Francia è sei miliardi e mezzo, la somma che spende il nostro ministero è leggermente inferiore ai due miliardi di euro. Però va calcolato che la cifra francese è quasi integralmente ministeriale, quella tedesca integralmente regionale. Da noi invece non si fa una sommatoria fra la spesa nazionale, quelle regionali, comunali e quella delle fondazioni bancarie.Quindi la realtà e diversa?Alla fine, facendo i conti, si scopre che probabilmente spendiamo quasi quanto la Francia, soltanto che noi i soldi per gran parte li buttiamo via.Ecco, a proposito, non sarà che sfruttiamo anche troppo poco, se non nulla, i privati che in questo settore pure sarebbero disponibili?Esatto. E fra l’altro i primi ad aver inventato lo "sponsor" siamo stati noi fin dal Trecento... Abbiamo attraversato un periodo di statalismo talmente assurdo, oltre che di enorme lontananza fra la società e la politica, che rende questo meccanismo ormai impossibile.Quindi anche non più recuperabile?La nostra rivoluzione culturale consisterebbe nell’essere in grado di rilanciare il meccanismo complessivo delle associazioni della società e la spesa pubblica.Un esempio, Daverio?Sì, e uno ne basta. Prendiamo il volontariato, dove non c’entrano i soldi e per fortuna c’entra poco lo Stato, un settore nel quale siamo il primo Paese al mondo. Allora com’è possibile essere il primo al mondo nel volontariato e l’ultimo in Europa nel contributo finanziario?Già, perché?Perché c’è evidentemente qualcosa che non funziona nell’impostazione della normativa.Eppure essere primi in quel campo qualcosa vorrà significarla...L’italiano è intimamente generoso, perché è naturalmente partecipante. L’italiano si fa... i fatti altrui, a volerla dire con una battuta, e questo è certo un valore sociale, non un disvalore. Ecco perché, al di là della crisi, è proprio la partecipazione il punto sul quale si può immaginare di riorganizzare la società italiana dopo le situazioni che sta attraversando».
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