sabato 11 luglio 2015
​Pubblicati nomi e recapiti di investigatori italiani ed esteri. Dettagli su indagini per mafia e terrorismo, ma anche possibili violazioni dei diritti umani.
LA VICENDA
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Wikileaks ha scaricato l’intero archivio di email rubate ad Hacking Team, ma non sarebbe direttamente responsabile della vampirizzazione della banca dati della società milanese. Se restano ancora misteriosi gli autori dell’aggressione informatica, nei messaggi di posta elettronica ora disponibili a chiunque ci sono migliaia di riferimenti a operazioni di intelligece, indagini sulla criminalità organizzata, oltre a documenti commerciali. La pubblicazione indiscriminata dei documenti (senza alcun filtro preventivo, come invece Wikileaks aveva fatto in altre circostanze) se per un verso permette di ricostruire legami ambigui con governi repressivi, per l’altro espone numerosi investigatori ad essere individuati, rendendo pubbliche le loro intenzioni e le modalità operative. Nell’archivio si possono leggere nomi, indirizzi di posta elettronica, numeri di cellulare di ufficiali dei carabinieri impegnati in operazioni antimafia. Lo stesso per militari della Guardia di finanza in prima linea nelle inchieste finanziarie. Non mancano poi rimandi ad indagini antiterrorismo.  La vicenda non ha mancato di innescare polemiche politiche, con il centrodetra e M5s che chiedono, con accenti diversi, che il parlamento venga messo al corrente della vicenda e, se necessario, si apra una commissione d’inchiesta parlamentare. Fonti qualificate dei servizi segreti spiegano che l’Aise, il nostro sistema di sicurezza estero, aveva acquistato il software hackerato «nel perimetro della legge e senza violare alcuna regola». Comunque, si insiste, «non sono stati compromessi dati sensibili rilevanti o obiettivi di ricerca».  La conferma dei pericoli per decine di indagini è arrivata da alcune delle principali società di sicurezza informatica. «Stiamo lavorando per accertarci che le nostre soluzioni di sicurezza proteggano i nostri clienti e rilevino tutti i programmi 'Rcs' e altri artefatti creati da Hacking Team», spiegano da Kaspersky, uno dei marchi più noti nel mondo degli antivirus. «Come avviene per qualsiasi altro malware, gli antivirus rileveranno i programmi 'Rcs', avviseranno l’utente ed elimineranno la minaccia». Un’operazione di disinfestazione per la quale «non stiamo collaborando con nessuna istituzione, corpo di polizia o servizio di intelligence». In altre parole al massimo domani oltre a intellettuali, giornalisti e attivisti perseguitati, milioni di 'obiettivi' pedinati dalle forze di polizia e di intelligence di mezzo mondo sapranno di essere stati intercettati. «Stiamo lavorando su protezioni attive che possano cercare Galileo (uno dei nomi dei programmi spia di Hacking Team, ndr) quando è in esecuzione sui pc, segnalarlo e anche espellerlo», spiegato Antonio Forzieri, esperto di sicurezza di Symantec, altro grande produttore di antivirus.  La lettura dell’archivio riserva continue sorprese. Emergono anche scambi su visite in Sudan, uno degli Stati non democratici cui - secondo le accuse di vari attivisti - Hacking Team avrebbe venduto il suo software spia. «L’attività da svolgere - si legge in una mail sul Sudan - sarà: dare un follow up al training fatto qui (che praticamente era basic), dare continuitá alle tecniche di attacco e infine verificare anche lo stato del sistema alla luce delle migrazioni che stavamo facendo e al check del livello di sicurezza (firewall, etc.)». Fuori dall’informatichese, vuol dire che alla polizia del regime veniva fornita la massima assistenza.
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